Per secolo è stata una malattia poco conosciuta, se non addirittura non riconosciuta come tale, circondata da un alone di “diagnosi da ultima spiaggia”, da riconoscere quando ogni ricerca era risultata negativa. Eppure tale malattia era già nota ai tempi di Ippocrate.

L’occasione per parlarne è la definizione, da parte della Regione Emilia-Romagna delle prime Linee di Indirizzo italiane relative a Diagnosi e Trattamento della Fibromialgia. Frutto della collaborazione tra più figure professionali a cura della Direzione Generale Cura della Persona, Salute e Welfare regionale, dell’Agenzia Sanitaria e Sociale regionale, delle Aziende Sanitarie e da rappresentanti dell’Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna (AMRER). 22 i professionisti coinvolti: 5 reumatologi, 3 medici di medicina generale, 2 terapisti antalgici, 1 fisiatra, 1 fisioterapista, 1 medico nutrizionista, 1 medico della medicina del lavoro, 1 psicologo, 2 metodologi, 1 coordinatore delle professioni sanitarie e 4 tecnici regionali.

Ignorata se non derisa per anni, la fibromialgia ha dovuto aspettare il 1992 per vedere riconosciuta la propria autonomia nosologica da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Negli anni l’interesse per tale patologia è aumentato e sono state definite anche numerose linee guida (riportiamo una delle più conosciute, Documento di Consenso Canadense).

Ma ritorniamo alle nuove Linee di indirizzo dell’E-R, riportando subito i messaggi-chiave del documento:

  1. La fibromialgia è caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, spesso associata ad astenia, disturbi del sonno, problemi cognitivi (es. di attenzione, di memoria), problemi psichici (es. ansia, depressione), e ad un ampio insieme di sintomi somatici e neurovegetativi.
  2. Può avere un rilevante impatto sulla qualità di vita dei pazienti
  3. L’approccio terapeutico maggiormente appropriato è multidisciplinare, basato su un programma individualizzato di cura che include diverse tipologie di interventi: educativi, farmacologici e non farmacologici.
  4. La presa in carico del paziente affetto da fibromialgia ha luogo nel setting dell’assistenza primaria………….
  5. La diagnosi si basa su sintomi caratteristici, specifici criteri e sull’esclusione di altre ipotesi diagnostiche.
  6. Gli esami di laboratorio raccomandati dalla letteratura internazionale per una iniziale valutazione sono emocromo con formula e Proteina C reattiva-PCR (la fibromialgia non è una condizione infiammatoria).
  7. Non sono raccomandati indagini strumentali.
  8. Per la formulazione di una diagnosi di fibromialgia devono essere soddisfatti contemporaneamente 3 criteri:
    1. dolore diffuso in specifiche aree e regioni del corpo;
    2. presenza di sintomi caratteristici (astenia, sonno non ristoratore, problemi cognitivi, emicrania, dolore / crampi addominali, depressione) che compromettono la vita quotidiana;
    3. durata della sintomatologia pari ad almeno 3 mesi.
  9. Tra i trattamenti non farmacologici è appropriata l’attività fisica a secco e in acqua.
  10. Per i trattamenti farmacologici vedere le tabelle allegate al documento

Come sottolineato da queste Linee di Indirizzo, una volta fatta la diagnosi (anche dopo una accurata diagnostica differenziale), le tipologie di intervento da attuare sono relative a 3 ambiti particolari:

  • educazione del Paziente
  • trattamenti non farmacologici e
  • trattamenti farmacologici.

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Post n°  228 (15° del 2018) Inserito il 11 Febbraio 2018  –  Testo by giuliani gian carlo  –  Foto by AMRER   

Presentazione del Blog di Formazione-Sanitaria.it 

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