Chi segue questo Blog saprà già da anni come gli animali domestici possano svolgere un importante ruolo sulla nostra Salute e sulla  nostra Qualità di Vita, specie se malati. Figuriamo chi ha seguito, negli anni, i Corsi di Formazione Sanitaria dedicati alla Pet-Therapy ed alle Terapie Non Farmacologiche.

La segnalazione di oggi arriva da una prestigiosa Rivista Medica (Circulation Cardiovascular Quality and Outcomes) del Gruppo di Riviste AHA/ASA Journal.

Quali i presupposti della ricerca, finalizzata all’individuazione di una eventuale correlazione tra possesso di un cane e tasso di sopravvivenza?. La proprietà del cane è sempre stata associata, in letteratura, a un ridotto rischio cardiovascolare. Reports anche non  recenti hanno suggerito un’associazione di compagnia di cani con livelli di pressione sanguigna più bassi, miglioramento del profilo lipidico e diminuzione delle risposte simpatiche allo stress. Tuttavia, non è chiaro se la proprietà del cane sia associata a una migliore sopravvivenza poiché studi precedenti avevano prodotto risultati incoerenti. Pertanto, gli Autori hanno eseguito una revisione sistematica e una meta-analisi per valutare l’associazione della proprietà del cane con la mortalità per tutte le cause, con e senza patologie cardiovascolari precedenti e mortalità cardiovascolare.

Quali i risultati della ricerca bibliografica? Sono stati inclusi dieci studi che hanno prodotto dati da 3 837 005 partecipanti (530 515 eventi; follow-up medio di 10,1 anni). La proprietà del cane è stata associata a una riduzione del rischio del 24% per mortalità per tutte le cause rispetto alla non proprietà, con 6 studi che hanno dimostrato una riduzione significativa del rischio di morte. In particolare, in soggetti con precedenti eventi coronarici. Inoltre, quando sono state limitate le analisi ai soli studi di valutazione della mortalità cardiovascolare, la proprietà del cane ha conferito una riduzione del rischio del 31% per morte cardiovascolare.

Quali le conclusioni ? La proprietà del cane è risultata essere associata a un minor rischio di morte a lungo termine, che è probabilmente guidato da una riduzione della mortalità cardiovascolare.

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Post n°  309 (24° del 2019) Inserito il 21 Ottobre 2019  –  Testo di giuliani gian carlo – Foto by: giuliani gian carlo

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N.B.: Tali contributi non forniscono indicazioni o consigli medici, ma riportano solo Dati Scientifici provenienti dalla Letteratura Medica, costituiti dai risultati di Studi Epidemiologici e/o Clinici. La presenza di collegamenti (link individuabili con il grassetto, colore del testo blu ed il sottolineato) permette la consultazione di approfondimenti su alcuni temi segnalati nel testo, approfondimenti generalmente riferibili a fonti scientifiche o divulgative sicure.