Secondo quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale della Salute la Depressione Psichica è una delle malattie più comuni nel Mondo, con oltre 300 milioni di persone che ne soffrono. Parliamo ovviamente della Depressione come Malattia e non del semplice e talora rapido mutare del tono dell’umore, generalmente reattivo alle difficoltà relative alla nostra quotidianità. La Depressione vera e propria, invece, quando severa e/o di lunga durata, può diventare un serio problema di salute, modificando e peggiorando le capacità lavorative, scolastiche e, soprattutto, relazionali delle persone colpite. Di questi oltre 300 milioni di Pazienti, ogni anno quasi 800.000 muoiono per suicidio. Questi numeri sono, però, potenzialmente maggiori, risultando infatti la depressione non diagnosticata, identificata o curata adeguatamente, presente in un’ulteriore cospicua fetta di Pazienti. Come noto esistono varie forme cliniche della Depressione, differenti sul piano sintomatologico e terapeutico, ma ciò non deve far sottovalutare tale patologia, ritenendola una patologia minore o di sicura guarigione. “Parliamone” è il titolo della Campagna di sensibilizzazione definita nel 2017 proprio dall’O.M.S.
Negli ultimi tempi la ricca letteratura scientifica sulla Depressione si sta arricchendo anche di studi sulle complicazioni correlate a tale patologia, neuroinfiammazione in particolare. La segnalazione di oggi è, infatti, relativa ad uno studio effettuato presso il Campbell Family Mental Health Research Institute, di Toronto (Canada) e pubblicato sulla Rivista The Lancet Psychiatry, finalizzato alla valutazione di eventuali modificazioni cerebrali in Pazienti depressi cronici non trattati farmacologicamente. In tale ricerca gli Autori hanno arruolato 50 Pazienti affetti da Depressione Maggiore (25 con malattia datata oltre 10 anni e 25 malati da meno di 10 anni), sottoponendoli ad una Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) e valutandone i valori di TSPO, marker di infiammazione (anche neuroinfiammazione) presente in più organi e comunemente valutabile nel corso di tale esame. I risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli relativi a 30 Pazienti non depressi.
I risultati ottenuti hanno dimostrato come i Pazienti depressi non trattati per lungo tempo presentassero valori di TSPO di almeno il 30% più alti in varie regioni cerebrali rispetto sia a coloro che non erano depressi che a coloro che erano sì depressi, ma da un periodo minore. Alla base di tali risultati l’attivazione della microglia, tipo di cellule cerebrali che si occupano della iniziale e più importate difesa immunitaria nel Sistema Nervoso Centrale, non limitandosi solo a fungere da “cellule spazzine” ma anche a modulare la crescita di potenziali nuove cellule cerebrali, oltre che ad attivare la TSPO.
La Depressione sarebbe, quindi, in grado di modificare il cervello, provocando un incremento dell’infiammazione cerebrale, come avviene in tutte le patologie neurodegenerative, infiammazione successivamente in grado di automantenersi, peggiorando progressivamente.
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Post n° 243 (30° del 2018) Inserito il 18 Marzo 2018 – Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay.com
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