La vitamina D (nota anche come “vitamina del sole”) viene prodotta e sintetizzata dal nostro corpo grazie al sole. La si può assumere anche attraverso la dieta o, in determinati casi, attraverso supplementi farmacologici, ma il fabbisogno di vitamina D è assicurato per il 90% dalla quota sintetizzabile a livello cutaneo e solo in parte dall’alimentazione, attraverso grassi animali, contenuti soprattutto nei pesci grassi, nei latticini e nelle verdure verdi. Essa, se da un lato si può considerare una vera e propria vitamina, proprio perché circa il 20% del suo fabbisogno viene assunto dall’alimentazione, dall’altra, una volta trasformata nella sua forma attiva, agisce come ormone, in grado di regolare diverse funzioni del nostro organismo. L’1,25-diidrossi-vitamina D (calcitriolo) non è prodotta solo dal rene, ma anche localmente da molti tessuti. La vitamina D è costituita da un insieme di diversi pro-ormoni, costituito a sua volta da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Le due più importanti forme nelle quali la vitamina D si può trovare sono la D2 (ergocalciferolo, presente negli organismi vegetali) e la D3 (colecalciferolo, presente negli organismi animali), entrambe dall’attività biologica molto simile.
La Vitamina D è tra le molecole attualmente più studiate e per la quale, grazie alla scoperta del suo ubiquitario recettore, vengono individuate crescenti correlazioni con funzioni e patologie umane. Non sempre però tali correlazioni raggiungono significative evidenze, ad esempio circa la correlazione tra assunzione di Vitamina D e prevenzione di neoplasie colon-rettali. Ad alcune segnalazioni favorevoli se ne associano altre che negherebbero tale azione preventiva della Vitamina D.
Riportiamo, invece, un paper che segnala nuovi dati a favore dell’associazione tra livelli plasmatici adeguati di Vitamina D e riduzione del rischio tumorale complessivo, riportando l’analisi dei dati emersi da uno studio prospettico giapponese, relativa ad un sottogruppo di 3.301 persone cui è stato diagnosticato un tumore durante il periodo di osservazione e 4.044 soggetti senza diagnosi di tumore, per i quali erano disponibili le concentrazioni circolanti di vitamina D al momento dell’inclusione nello studio. Tutti i Pazienti sono stati classificati in quattro gruppi di rischio, differenti da livelli plasmatici crescenti di Vitamina D, il che ha permesso di rilevare una riduzione progressiva del rischio di tumore passando dal primo, al secondo e al terzo gruppo, in corrispondenza di concentrazioni crescenti di Vitamina. Nel quarto gruppo, invece, con la più alta concentrazione plasmatica di Vitamina D, non si evidenziava alcun beneficio aggiuntivo rispetto ai gruppi con livelli intermedi.
Correlazioni tra ipovitaminosi D ed insorgenza di neoplasie sono state dimostrate per almeno una quindicina di tipi di tumore, con dati più significativi nei casi del cancro del colon-retto, del polmone, della mammella e della prostata.
Queste nuove indagini confermerebbero l’effetto protettivo della vitamina D, significativo anche considerando i maggiori fattori di rischio di tumore, come l’età, il sesso, il BMI, l’abitudine al fumo, l’eccessivo consumo di alcol, la sedentarietà, una storia familiare di tumore e una storia personale di diabete.
In conclusione, gli studi futuri dovranno chiarire meglio l’associazione tra livelli circolanti di vitamina D e riduzione del rischio di tumore, soprattutto nell’ottica di una supplementazione ottimale, nei casi di carenza o deficit.
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Post n° 244 (31° del 2018) Inserito il 23 Marzo 2018 – Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay.com
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