Il World Happiness Report (a cura dell’ONU) è un’indagine storica relativa allo stato di felicità globale dei vari Paesi. Anche quest’anno è stata stilata una classifica mondiale, che conferma ai primi posti i soliti Paesi dell’Europa del Nord: Danimarca, Finlandia, Norvegia ed Islanda sono da anni considerati, insieme a Svizzera ed Olanda, i Paesi con gli abitanti più felici. A cambiare sono solo le posizioni: lo scorso anno a vincere tale speciale classifica fu la Norvegia, mentre l’edizione di quest’anno ha premiato la Finlandia, già definita nel 2014 come “the best countries in the world“.

Tali classifiche generali della felicità dei Paesi si basano sui risultati aggregati dei sondaggi Gallup World Poll del 2015-2017 e mostrano sia il cambiamento che la stabilità. Quattro paesi diversi hanno occupato il primo posto nelle quattro relazioni più recenti: Danimarca, Svizzera, Norvegia e ora Finlandia. Tutti i principali paesi (156 i Paesi analizzati) tendono ad avere valori elevati per tutte e sei le variabili chiave che sono state trovate per sostenere il benessere: reddito pro-capite, speranza di vita in buona salute, sostegno sociale, libertà, assenza di corruzione e generosità. Tra i primi paesi, le differenze sono abbastanza piccole da prevedere le variazioni anno dopo anno delle classifiche.

L’analisi dei cambiamenti di felicità dal 2008-2010 al 2015-2015 mostra il Togo come il principale scalatore, salendo di 17 posizioni nella classifica generale dall’ultima posizione occupata fino a poco tempo fa nelle classifiche del 2015. Il più grande perdente è il Venezuela, in calo di 2,2 punti nella scala da 0 a 10. Ed il nostro Paese? Non siamo proprio in buona posizione: 47° nel Mondo, quasi ultimi tra i paesi europei. Quale il Paese peggiore? Il Burundi.

Anche valutando la felicità degli Immigrati nati all’Estero, la Finlandia si conferma prima, contrariamente ai nati all’estero ed abitanti in Siria che, invece, sarebbe l’ultima in tale classifica. Quale la filosofia di questa Ricerca? Valutare la felicità di una Nazione sulla base delle condizioni dei propri abitanti nativi ma anche di quelle degli immigrati. La scoperta più sorprendente della ricerca è che le 2 Classifiche (nativi ed immigrati) coincidano pressoché totalmente nelle prime 10-12 posizioni. I paesi con gli immigrati più felici non risulterebbero essere quelli più ricchi, ma quelli con un insieme più equilibrato di supporti sociali e istituzionali per una vita migliore. La spiegazione diventa ancora più completa quando si tiene conto delle differenze internazionali in un nuovo indice Gallup di accettazione dei migranti, basato sull’atteggiamento locale nei confronti degli immigrati, come dettagliato in uno dei vari capitoli del Rapporto. Un valore più alto per l’accettazione dei migranti è legato a una maggiore felicità sia per gli immigrati che per i nativi, in misura quasi uguale. Il rapporto studia anche la migrazione rurale-urbana, principalmente attraverso la recente esperienza cinese, che è stata definita la più grande migrazione di massa nella storia. Quella migrazione mostra alcune delle stesse caratteristiche di convergenza dell’esperienza internazionale. Tale Rapporto, effettuato con scientificità da Organizzazioni Mondiali, si conclude valutando anche alcuni fattori di rischio (o frutto) di infelicità: obesità,  depressioni e consumo di farmaci oppioidi, tre situazioni particolarmente diffuse ed in crescente negli Stati Uniti.

Certamente i risultati di tale ricerca risultano molto particolari.  Mesi orsono un altro studio aveva confermato non solo come i  soldi non facciano la felicità, ma che anche come quest’ultima sia, in realtà, correlata con la generosità.  Ma se è vero che la felicità rappresenta quello stato d’animo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri, sicuramente siamo tutti noi ben lontani dai risultati di tale ricerca, desiderosi come siamo di poterci godere una vacanza al sole (e non in un paese che di sole e luce ne vede poco), di vedere aumentata la nostra pensione od il nostro stipendio ecc.

Ma il vero significato di questa ricerca è nell’identificare la felicità non con il benessere od il reddito, bensì con un buon funzionamento dei servizi, della giustizia e, soprattutto, con una ottimale e civile integrazione tra le diverse persone e culture: una felicità, quindi, più sociale che individuale.

Comunque sia, il prossimo 20 Marzo sarà la Giornata Internazionale della Felicità.

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Post n° 242   (29° del 2018) Inserito il 17 Marzo 2018  –   Testo di giuliani gian carlo –  Foto by pixabay.com

Presentazione del Blog di Formazione-Sanitaria.it 

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