Sulla Depressione del Tono dell’Umore su questo Blog abbiamo già segnalato vari contributi scientifici, anche e soprattutto se in correlazione con la Demenza Senile. Alla pari un equilibrato tono dell’umore associato ad attività stimolanti che mantengano attivo il cervello risulta di una importanza non indifferente nella prevenzione di tale patologia neuro-degenerativa.
La segnalazione di oggi è relativa ad un interessante contributo sulle correlazioni tra problemi affettivi e disturbi cognitivi, pubblicato sulla Rivista Psycological Medicine, che parte dalle osservazioni di come problemi affettivi, come la depressione e l’ansia, aumentino il rischio di demenza. Tuttavia, ricordano gli Autori, la misura in cui i problemi affettivi influenzano il declino cognitivo, anche molti anni prima della diagnosi clinica di demenza, non è ancora chiara. Tale studio esamina sistematicamente e sintetizza le prove per l’associazione tra problemi affettivi e declino dello stato cognitivo (cioè declino della funzione cognitiva non specifica) negli anziani. Trattandosi di una meta-analisi è stata condotta una ricerca elettronica su PubMed, PsycInfo, Cochrane e ScienceDirect per identificare gli studi sull’associazione tra depressione e ansia separatamente e declino dello stato cognitivo. Un totale di 34 studi (con arruolamento di 70.000 Pazienti) ha soddisfatto i criteri di ammissibilità, con 32 studi che hanno misurato la depressione (n = 68 793) e cinque ansia (n = 4698). Tale meta-analisi a più livelli ha rivelato che la depressione viene valutata come un elemento predittivo significativamente associato al declino dello stato cognitivo. Il numero di studi sull’ansia era insufficiente per la meta-analisi e sono descritti in una revisione narrativa. I risultati del presente studio migliorano l’attuale comprensione della natura temporale dell’associazione tra problemi affettivi e declino dello stato cognitivo. Inoltre suggeriscono che la funzione cognitiva potrebbe dover essere strettamente monitorata in individui con disturbi affettivi, poiché questi individui potrebbero essere particolarmente a rischio di un declino cognitivo maggiore.
Curiosamente lo stesso numero della Rivista contiene un secondo contributo a tale proposito. In questo caso gli Autori hanno valutato i partecipanti allo studio Lothian Birth Cohort 1921, un campione di popolazione ad età ridotta basato sulla popolazione (età media all’onda 1 = 79 anni, n = 535), i quali sono stati esaminati in cinque occasioni in 13 anni. L’ansia e la depressione sono state misurate con la scala dell’ansia e della depressione (HADS) e le prestazioni cognitive sono state valutate con test di ragionamento, memoria logica e fluidità delle lettere. I risultati ottenuti hanno evidenziato dati differenti per l’ansia e la depressione. Per l’ansia, le differenze tra le persone erano più influenti; le persone che hanno ottenuto punteggi più alti nell’ansia da HADS rispetto ad altri individui di età hanno dimostrato in media una performance cognitiva peggiore. Per la depressione, d’altra parte, le differenze interpersonali variabili nel tempo erano più importanti; punteggio più alto del solito sulla depressione di HADS è stato associato a prestazioni cognitive più povere rispetto al livello medio per quel partecipante. Adattarsi per il genere, l’abilità mentale infantile, la stabilità emotiva e il carico di malattia attenuava queste associazioni.
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Post n° 263 (50° del 2018) Inserito il 30 Maggio 2018 – Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay.com
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