Se da un lato le Demenze Senili (e la malattia di Alzheimer) rappresentano una importante sfida per la Medicina e la Ricerca Medica dei prossimi anni, dall’altro non si può negare il crescente interesse circa il Ruolo della Vitamina D nella genesi delle Malattie Umane. Si tratta, cioè, di 2 ambiti di ricerca dai risultati e dalle prospettive ancora tanto da definire. Se poi questi si incontrano, scatenando interessanti scenari diagnostico-terapeutici, l’interesse diventa sempre più evidente.

Di Carenza di Vitamina D ne avevamo già parlato su questo Blog poco più di un anno fa, ma anche nell’ottobre 2015, in tal caso in 2 occasioni, ma anche nel recente marzo 2018. Questo a conferma di come la Vitamina D sia sempre più protagonista in Medicina, dopo essere stata, per anni, considerata una vitamina di interesse solo geriatrico.

Mentre in questi giorni veniva pubblicata una recente ricerca su circa 1.000 Pazienti che rafforzava le evidenze circa la correlazione tra Vitamina D e Rischio di Diabete Mellito, meno di un mese fa veniva pubblicata la segnalazione odierna relativa al ruolo della Vitamina D nel favorire la Malattia di Alzheimer, sulla prestigiosa rivista Alzheimer’s Research & Therapy.

La carenza di vitamina D è, infatti, associata ad un aumentato rischio di malattia di Alzheimer e aumento della beta-amiloide (Aβ) (la proteina principale componente delle placche degenerative presente in molte malattie neuro-degenerative, tra cui l’Alzheimer) negli animali. Gli Autori del paper hanno cercato di indagare la relazione tra la 25-idrossivitamina D (25 (OH) D) nel sangue e la Aβ cerebrale, in anziani con disturbi della memoria soggettiva. I partecipanti arruolati allo studio erano 178 individui senza demenza di età pari o superiore a 70 anni con dati su plasma 25 (OH) D e carico di Aβ cerebrale valutato mediante tomografia a emissione di positroni.  Le regioni del cervello valutate includevano la corteccia, il cingolato anteriore, il putamen anteriore, il caudato, l’ippocampo, la corteccia orbitofrontale mediale, la corteccia occipitale, la corteccia parietale, il ponte cingolato posteriore, il putamen posteriore, il precuno, il centro semiovale e la corteccia temporale.

Risultati ottenuti
I partecipanti avevano un’età media di 76,2 anni e il 59,6% erano donne. Il livello medio del plasma della 25 (OH) D era 22,4 ng /ml e il SUVR corticale medio (SD) era di 1,2. Gli Autori non hanno trovato associazioni trasversali tra i livelli basali di 25 (OH) D e Aβ in nessuna delle regioni cerebrali studiate.

Conclusioni
Questi risultati preliminari suggeriscono come la 25 (OH) D circolante non sia associata all’Aβ cerebrale negli anziani. Ulteriori studi longitudinali con la misurazione dello stato di vitamina D di mezza età sono necessari per esplorare la relazione tra accumulo di vitamina D e Aβ nel tempo, superando, così, le potenziali carenze di tale studio.

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Post n° 262  (49° del 2018) Inserito il 23 Maggio 2018  –   Testo di giuliani gian carlo  –    Foto by pixabay.com

Presentazione del Blog di Formazione-Sanitaria.it 

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