L’Antibiotico-Resistenza rappresenta uno dei problemi clinici di più difficile risoluzione negli ultimi anni, oltre che essere uno degli argomenti “preferiti” di questo Blog. Come per altre “criticità in medicina” la ricerca sta percorrendo 2 percorsi differenti: da un lato rendere disponibili nuovi antibiotici e nuove strategie terapeutiche e dall’altro individuarne sempre più numerosi fattori di rischio e favorenti.
La segnalazione di oggi può, al primo impatto, apparire curiosa, ma in realtà ci fa capire come dell’antibiotico-resistenza sappiamo ancora poco e come dovremmo sempre più ridurre situazioni potenzialmente rischiose per lo sviluppo di tali infezioni, non necessariamente individuabili nella sola antibiotico-terapia.
Ma venendo al paper citato, segnaliamo subito come rappresenti il frutto di una ricerca svolta presso l’Università di Queensland in Australia, ove è stato valutato il ruolo della terapia non antibiotica nell’insorgenza di antibiotico-resistenza in ceppi di Escherichia Coli. In particolare questi batteri sono stati inizialmente esposti a differenti concentrazioni di Fluoxetina (il noto antidepressivo) e successivamente sottoposti a colture ed esposizioni a vari antibiotici. Per meglio comprendere eventuali modificazioni chimiche e strutturali i ricercatori hanno eseguito un potenziamento del DNA e dell’RNA delle cellule coltivate. Al termine dell’intera sperimentazione è stato osservato come l’antidepressivo avesse provocato delle modificazioni genetiche nei batteri, tali da provocare la comparsa di una resistenza a numerosi antibiotici (dalle più semplici tetracicline ai più complessi e moderni fluorochinolonici). L’incidenza di resistenza aumentava proporzionatamente con l’incremento del dosaggio di esposizione alla Fluoxetina, risultata in grado di provocare (tramite la mediazione di ROS) delle mutazioni genetiche responsabili delle resistenze.
Ma perchè è stata scelta proprio la Fluoxetina? Poichè si tratta di uno dei farmaci di maggior consumo e che, per il suo meccanismo farmacocinetico, viene eliminato in % non indifferenti nelle urine, potendosi così ritrovare con una certa facilità nei fiumi e nelle acque, generando “in vivo” le resistenze confermate “in vitro”.
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Post n° 273 (60° del 2018) Inserito il 12 Settembre 2018 – Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay.com
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