Che le Cadute, sia in ambito sanitario che in quello assistenziale, rappresentino uno dei principali eventi avversi è un dato di fatto ben conosciuto dagli Operatori della Salute. Tanto da essere classificata come “evento sentinella” da parte del Ministero della Salute, allorquando sia in grado di provocare morte o lesioni gravi.
Le Cadute in ambiente sanitario, come noto, risultano maggiormente frequenti nell’età geriatrica ed a carico dei Pazienti Fragili, che sono quelli che presentano anche i maggiori fattori di rischio per tale evento (età avanzata, elevata comorbilità, elevato consumo di farmaci, prevalente non autosufficienza, elevata incidenza di Diabete Mellito e Demenza Senile ecc.). Tale evento si manifesta prevalentemente nei primi giorni di degenza, specie in orario notturno, e nelle camere di degenza e/o nel percorso che da queste portano ai servizi. Importanti fattori di rischio sono rappresentati dal consumo di farmaci (specie ipnoinducenti, antidiabetici, antidolorifici, specie se derivati oppioidi, antipertensivi, tranquillanti maggiori, diuretici ecc.), dall’orario di somministrazione degli stessi, dall’inadeguatezza dell’abbigliamento (scarpe soprattutto), dalle patologie attive (diabete in particolare), dalla comorbilità, dal grado di deterioramento e dalla perdita di critica. Tutti elementi da noi già sottolineati e documentati, tramite casistica interna, nel corso di alcune raccolte dati, anche presentate in alcuni recenti Corsi ECM. Ricordiamo coma una delle 16 Raccomandazioni Ministeriali riguardi proprio le Cadute in ambito sanitario.
Seguendo le strategie del Risk Management, sappiamo come tappa iniziale di un processo di gestione di qualunque tipo di rischio e di evento avverso o sentinella sia la Valutazione del Rischio di Caduta, che si effettua tramite apposite Scale di Valutazione proprie della Valutazione Multi-Dimensionale del Paziente Anziano (VMD). Per la Valutazione del Rischio di Caduta sono presenti in Letteratura varie Scale, frequentemente oggetto di Analisi e Meta-analisi. Tra i contributi più interessanti segnaliamo quello a cura del Centro Evidence Nursing dell’Ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna, finalizzato non solo alla valutazione del fenomeno cadute in ambito ospedaliero ma anche alla valutazione di un confronto tra le più appropriate ed utilizzate Scale di Valutazione del Rischio: la Scala Conley e la Scala Stratify (pagina 58).
Le conclusioni di questo studio, purtroppo, rappresentano non solo il sunto della Letteratura Scientifica presente ma anche una realtà pratica: non esistono Scale di Valutazione del Rischio di Caduta dotate di elevata Sensibilità e Specificità. Ma leggiamo direttamente dal lavoro citato: “La conclusione ci porta ad affermare che fra le scale di valutazione del rischio di cadute Conley e Stratify nessuna delle due risulta più predittiva nella stratificazione del rischio di cadere per i pazienti ricoverati in Ospedale. Per quanto riguarda il loro valore clinico crediamo che si potrebbe ricorrere all’uso della Scala di Conley, in virtù del suo più alto valore di sensibilità, per discriminare quali pazienti presentano un maggior rischio di cadere ad un valore di cut off di “2”, ma affidarsi alla valutazione clinica del singolo Paziente per decidere se e quali interventi preventivi mettere in atto che………sono di elevato impegno per un’assistenza infermieristica che in Italia già sembra non sempre adeguata agli impegni assistenziali che i pazienti richiederebbero”. Come dire: non esistono Scala migliori di altre ma, in assenza di Scale sicure, ci possiamo affidare alla Conley.
La segnalazione di oggi fa riferimento è relativa ad un contributo pubblicato sul Quotidiano Online di Informazioni Sanitarie quotidianosanità.it, scritto a più mani e che conferma come la Scala Conley, seppur ancora la migliori, risulti insufficiente per identificare i Pazienti a rischi di caduta.
Queste le conclusioni del contributo citato: L’inserimento di strumenti come la scala di Conley nei protocolli aziendali di valutazione del rischio di caduta, proprio perché suggerito dalle raccomandazioni ministeriali, apparentemente costituisce un elemento attenuante in caso di contenzioso in sede medico-legale per le aziende sanitarie. In realtà, alcune più recenti raccomandazioni suggeriscono di non utilizzare affatto strumenti di predizione del rischio per identificare i pazienti a rischio di caduta in ospedale. È nostra opinione, invece, che se si vuole realmente ridurre gli altissimi costi umani, sociali e materiali delle cadute in ospedale, sia piuttosto necessario sviluppare “nuovi” e più accurati strumenti per la valutazione del rischio, facendo uso delle più moderne tecnologie di validazione.
Il tutto più che sufficiente per rivedere programmi di Risk Management o per rivalutare i propri dati e le proprie evidenze.
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Post n° 275 (62° del 2018) Inserito il 02 Ottobre 2018 – Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay.com
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