In occasione del 300° Post del Blog di Formazione-Sanitaria proviamo a segnalare 2 novità, almeno non negative, sulla Malattia di Alzheimer. Almeno non negative poichè negli ultimi mesi non vi sono state significative news positive su tale malattia, almeno in ambito terapeutico.

La prima è relativa al ruolo del corretto stile di vita nella prevenzione dell’Alzheimer. Sappiamo, infatti, come nel complesso rapporto ambiente-genetica che è alla base del comportamento, della personalità ma anche delle malattie, il Deterioramento Cognitivo tragga una particolare predisposizione nei fattori genetici ed un importante rischio in quelli ambientali. Dati, invece, sull’effetto protettivo di un corretto stile di vita sono sempre risultati poco numerosi.  La prima segnalazione di oggi è, invece, relativa ad una ricca ricerca effettuata in più Paesi al fine di individuare se il seguire uno stile di vita corretto potesse risultare idoneo a ridurre il rischio di Demenza indipendentemente da quello genetico. A tal fine sono stati seguiti per quasi 10 anni circa 200.000 individui over-60 di origine europea, classificati per quantità del rischio genetico e per la qualità dello stile di vita (fumo, alimentazione, consumo di alcool, attività fisica ecc.). Quali le conclusioni dello studio? Tra gli anziani senza deficit cognitivo o demenza, sia uno stile di vita sfavorevole che un elevato rischio genetico sono risultati significativamente associati a un più alto rischio di demenza. Uno stile di vita favorevole è stato, invece, associato a un rischio di demenza più basso tra i partecipanti ad alto rischio genetico, potendolo ridurre anche fino al 30%.

La seconda notizia è relativa all’individuazione di un nuovo Test Diagnostico per la Diagnosi di Malattia di Alzheimer. descritto su un recente contributo scientifico pubblicato sulla Rivista Neurology, nel quale viene descritto uno studio osservazionale, clinico e laboratoristico su oltre 150 Pazienti, ai quali sono stati, negli anni, effettuati gli esami laboratoristici, genetici e strumentali ad oggi noti come i più appropriati per la predittività della Malattia di Alzheimer. Il gold-standard utilizzato come riferimento è stata la PET-Amiloide, risultata appropriata all’88%. Novità di questa ricerca l’utilizzo del dosaggio della beta-amiloide plasmatica, predittiva del deposito della sostanza stessa nel cervello e dotata, se correlata all’età  del Paziente ed alla presenza della Variante APOE4, di mostrare un’appropriatezza ed una predittività pari al 94%, ben superiore a quella della PET-Amiloide.

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Post n°  300 (15° del 2019) Inserito il  06 Agosto 2019  –  Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay.com

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N.B.: Tali contributi non forniscono indicazioni o consigli medici, ma riportano solo Dati Scientifici provenienti dalla Letteratura Medica, costituiti dai risultati di Studi Epidemiologici e/o Clinici.