Negli ultimi anni sempre più interesse ed attenzione sono stati posti nei confronti del Microbiota, definito come l’insieme dei microrganismi che in maniera fisiologica, o talvolta patologica, vivono in simbiosi con il corpo umano. Esistono numerose tipologie di microbiota all’interno del nostro organismo e circa 40 miliardi di batteri sono ospitati nel nostro corpo, cervello e sangue esclusi, ed il loro ruolo risulta particolarmente importante per tutta una serie di malattie, non solo metaboliche. Il microbiota più importante e rappresentato è quello intestinale, le cui alterazioni sono state correlate con l’insorgenza di malattie metaboliche, degenerative, neurodegenerative, neoplastiche ed immunitarie. Il termine microbiota viene spesso associato con quello di microbioma, con il quale viene spesso confuso, pur indicando aspetti differenti della colonizzazione umana da parte dei germi.
Di un particolare interesse risulta la (non) recente correlazione tra microbiota del cavo orale e malattie sistemiche, anche quelle neuro-degenerative (demenze incluse). Si tratta di uno dei microbioti di più difficile gestione e controllo, per i quali dieta, igiene, stili di vita (fumo ed alcool), farmaci e stato sociali rappresentano dei fattori di rischio non indifferenti. Allorquando alcuni germi facenti parte del microbiota del cavo orale prendono il sopravvento sul resto della popolazione batterica (selezionata, distrutta od alterata da tali fattori di rischio), la probabilità di sviluppare importanti patologie aumenta rapidamente, provocando inizialmente una infezione locale e, successivamente, una infiammazione periferica tramite attivazioni di alcuni tra i numerosissimi mediatori dell’infiammazione, tali da provocare, in maniera silente, anche importanti patologie degenerative.
In modo particolare gli studi si stanno soprattutto dirigendo verso una valutazione del possibile legame tra microbiota del cavo orale e demenze senili, con una letteratura a tal proposito sempre più ricca e puntuale, a confermare come perdita di denti e scarsa salute orale si associno a demenza senile e deficit cognitivi. L’alterazione della flora batterica favorisce, inoltre, immuno-senescenza e sarcopenia. Due le segnalazioni odierne.
La prima segnalazione ci ricorda come sia da poco stato avviato una grossa ricerca sulle correlazioni tra paradontite e Malattia di Alzheimer, sponsorizzata da numerosi Enti ed Università non solo americane, finalizzata a valutarne il ruolo e l’importanza.
La seconda segnalazione, ancora poco ripresa da riviste di scienza e generaliste (la pubblicazione del paper è di 3 soli giorni orsono), ci segnala come, secondo uno studio svedese, la malattia paradontale sia associata all’area della placca carotidea. Dall’abstract della pubblicazione leggiamo: “La malattia parodontale è associata a malattia cardiovascolare (CVD) ma non è noto se la gravità della malattia parodontale sia associata alla placca carotidea asintomatica. Lo scopo dell’attuale studio osservazionale basato sulla popolazione era di indagare se i segni della malattia parodontale sono associati al verificarsi della placca carotidea e dell’area della placca totale (TPA). I risultati ottenuti avrebbero segnalato come l’area delle placche carotidee individuate risulterebbero maggiori nei Pazienti portatori di paradontite”
Ecco un’altro motivo per fare qualcosa per la Nostra Salute, non solo per Oggi ma soprattutto per il nostro Domani.
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Post n° 312 (27° del 2019) Inserito il 224Ottobre 2019 – Testo di giuliani gian carlo Foto by pixabay.com
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N.B.: Tali contributi non forniscono indicazioni o consigli medici, ma riportano solo Dati Scientifici provenienti dalla Letteratura Medica, costituiti dai risultati di Studi Epidemiologici e/o Clinici. La presenza di collegamenti (link individuabili con il grassetto, colore del testo blu ed il sottolineato) permette la consultazione di approfondimenti su alcuni temi segnalati nel testo, approfondimenti generalmente riferibili a fonti scientifiche o divulgative sicure.
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