La complessità delle patologie cerebrali in grado di provocare disturbi della memoria, sia organiche che funzionali e/o iatrogene, risulta sicuramente impegnativa. In tal caso la diagnosi può risultare non facile o camuffata dalla concomitanza di altri sintomi e/o altre patologie.
Stante l’aumento della vita media e della percentuale di persone >65 anni, il rischio di considerare tutti i deficit della memoria come conseguenza di un quadro dementigeno certamente appare potenzialmente possibile. Da qui la necessità di una corretta diagnosi, tramite apposite strategie che considerino globalmente l’aspetto cognitivo, quello neurologico, quello internistico-geriatrico nonchè quello riconducibile alla diagnostica radiologica. La diagnosi differenziale, specie nei Pazienti con tendenza alle cadute, è quella di distinguere quanto tale sintomatologia sia riconducibile ad un problema di deterioramento cognitivo e quanto, invece, a lesioni post-traumatiche. Ma è soprattutto l’aspetto diagnostico strumentale che risulta particolarmente problematico.
La segnalazione di oggi fa proprio riferimento a tale quesito diagnostico differenziale, valutando la perdita di volume cerebrale regionale (tramite Risonanza Magnetica Nucleare Cerebrale) nelle persone con trauma cranico che presentavano anche compromissione cognitiva. I volumi del cervello sono stati confrontati con un database normativo per determinare l’estensione dell’atrofia. Sono state eseguite correlazioni tra queste regioni ed i risultati dei test globali di cognizione. I risultati ottenuti hanno evidenziato come più regioni cerebrali abbiano dimostrato una perdita di volume nel trauma cerebrale, in particolare il diencefalo ventrale, il putamen ed il pallido con minore entità di atrofia nei lobi temporali e nel tronco encefalico. Le strutture dei lobi hanno mostrato le più forti correlazioni tra atrofia e punteggi più bassi su MMSE e MoCA. L’ippocampo, sebbene correlato ai test della funzione cognitiva essendo anche la sede inizialmente coinvolta nelle demenze, era, invece, la regione meno atrofica in funzione della storia del trauma.
Quali le conclusioni? le persone con storia di trauma mostrano atrofia cerebrale regionale. Molte di queste aree, come il talamo e i lobi temporali, sono anche correlate alla funzione cognitiva. L’atrofia del morbo di Alzheimer era meno probabile data la relativa riduzione e la minore atrofia nelle aree dell’ippocampo. La quantificazione volumetrica della risonanza magnetica cerebrale nel trauma merita sicuramente ulteriori indagini per confermare tale suo potenziale uso clinico e diagnostico nel differenziare le cause del deterioramento cognitivo.
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Post n° 313 (28° del 2019) Inserito il 31 Ottobre 2019 – Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay.com
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