La Procalcitonina (precursore dell’ormone Calcitonina) è un importante parametro di laboratorio, in quanto la sua concentrazione ematica viene generalmente utilizzata come marker di infezione batterica sepsi, correlandosi generalmente bene con le relative gravità. In particolare risulta utile nella diagnosi di infezioni batteriche polmonari, escludendo differenti origini infettive e mostrandosi più specifico di altri markers. Da anni il Tag relativo alla Procalcitonina è tra i più consultati su questo Blog.

Quello che segue è l’Abstract di una recente ed interessante Review su tale argomento, pubblicata sulla Rivista della FADOI (Federazione delle Associazioni dei Medici Internisti Ospedalieri).

Un algoritmo diagnostico che consenta la rapida identificazione della sepsi e, eventualmente, guidi l’applicazione della terapia antimicrobica appropriata è la pietra angolare per ottenere un trattamento efficace e risultati migliori. L’uso di marcatori surrogati emergenti potrebbe migliorare significativamente la pratica clinica, ma la validità e l’utilità clinica sono state dimostrate solo per pochissimi di essi e la loro disponibilità nella routine clinica è limitata. A tal fine, numerose evidenze scientifiche hanno indicato la procalcitonina come marker legato alla sepsi e alla sua evoluzione. Questa review mira a ripercorrere le principali evidenze relative all’uso della procalcitonina nella sepsi. Abbiamo analizzato i principali studi in letteratura e le meta-analisi esistenti che valutano il comportamento della procalcitonina come marker di sepsi batterica, il suo potere prognostico, e la sua capacità di influenzare la terapia antibiotica. Prove recenti hanno suggerito che la procalcitonina potrebbe essere un marcatore efficiente per la diagnosi di sepsi e la sua gestione terapeutica in molti tipi di pazienti. La scelta della tempistica opportuna per iniziare e sospendere la terapia antibiotica, con evidenti vantaggi clinici, gli effetti favorevoli potrebbero riguardare anche la riduzione dei costi sanitari, sia evitando la somministrazione di terapie antibiotiche inadeguate, sia riducendo la durata del ricovero. Inoltre, studi limitati hanno riportato alti livelli di procalcitonina nei pazienti con malattia da coronavirus 2019 con una prognosi peggiore. Nonostante le notevoli evidenze a favore del potenziale della procalcitonina come indice per la gestione dei pazienti settici, esistono dati contrastanti che meritano studi specifici e dettagliati.


Post n° 338 (13° del 2021) Inserito il 25 Ottobre 2021 –   Testo di giuliani gian carlo  –  Foto by pixabay.com

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