La popolarità dei tatuaggi è aumentata notevolmente negli ultimi decenni. Secondo la prima indagine condotta in Italia meno di 10 anni orsono, quasi 7 milioni sono le persone con almeno un Tatuaggio, circa il 12,8% della Popolazione. Si tratta di un fenomeno talmente popolare da aver meritato una particolare attenzione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, (con tanto di Consigli per i Consumatori, Elenco Normative e periodici Aggiornamenti).

Coinvolgendo prevalentemente i giovani (ma non solo), i Tatuaggi sono prevalentemente a carico del Sesso Femminile (13,8% contro l’11,7% dei Maschi): lo 0,5% vi ricorre per motivi medici, il 3% per motivi estetici (il noto Trucco Permanente), mentre il rimanente 96,5% lo fa per desiderio di decorare il proprio corpo.

Il primo Tatuaggio viene generalmente eseguito mediamente a 25 anni, mentre il maggior numero di soggetti tatuati è compreso tra i 35 ed i 45 anni. Mentre le Donne preferiscono tatuarsi schiena, piedi e caviglie, gli uomini preferiscono braccia, spalle e gambe. Il 25% dei soggetti tatuati abita nel Nord Italia, il 30% è laureato ed il 63% lavora.

Il Tatuaggio, però, non è una tecnica esente da rischio e complicazioni, in quanto con tale procedura viene lesa la barriera cutanea e la ferita può essere oggetto di infezioni.

Le complicazioni dei Tatuaggi sono principalmente di tipo Sanitario (infezioni, allergie, cicatrici patologiche ecc.), Estetico e Psicologico (anche come conseguenza delle 2 precedenti). Introducendo all’interno del nostro corpo delle sostanze chimiche estranee, sorge il logico sospetto che le stesse siano in grado di sviluppare dei tumori, soprattutto quelli cutanei ed i melanomi. In realtà sul piano statistico la correlazione tatuaggi e tumori risulta poco significativa.

Il paper di oggi, relativo ad uno Studio finalizzato alla ricerca di una possibile associazione tra Tatuaggi e Linfomi, ha registrato molto interesse, sia sulle riviste mediche (divulgative e professionali) che su quelle generaliste.

Venendo alla Pubblicazione citata, dedichiamoci subito all’introduzione (tradotta) dello Studio:

L’inchiostro per tatuaggi contiene spesso sostanze chimiche cancerogene, ad esempio ammine aromatiche primarie, idrocarburi aromatici policiclici e metalli. Il processo di tatuaggio invoca una risposta immunologica che causa la traslocazione dell’inchiostro per tatuaggi dal sito di iniezione. È stata confermata la deposizione del pigmento del tatuaggio nei linfonodi, ma gli effetti sulla salute a lungo termine restano inesplorati. Abbiamo utilizzato i registri delle autorità nazionali svedesi con copertura completa della popolazione per indagare l’associazione tra esposizione al tatuaggio e linfoma maligno generale, nonché sottotipi di linfoma.

In pratica tale Studio svedese ha realizzato una ricerca epidemiologica analizzando i dati relativi a circa 12.000 Pazienti, suddivisi in 2 Gruppi: i portatori di Linfoma ed i Non portatori di Linfomi, analizzati e studiati sulla base dello stile di Vita e di vari Fattori di Rischio (compreso il ricorso a tatuaggi non medici).

I Risultati ottenuti hanno evidenziato una % di Pazienti con Linfoma nei Tatuati (pari al 21%) maggiore rispetto a quella dei Non Tatuati (18%), indipendentemente dal numero e dalle dimensioni medie dei tatuaggi: nei soggetti tatuati, inoltre, sono stati descritti linfonodi pigmentati aumentati di dimensioni per numerosi anni. Il Linfoma Non Hodgkin a Grandi Cellule B è risultato il sottotipo di Linfoma più frequente. Il meccanismo scatenante parrebbe essere quello dell’infiammazione (cronica) provocata dall’inoculazione di sostanze estranee come gli inchiostri.

Senza creare allarmismi, tale paper segnala dei dati interessanti, stimolando da un lato la necessità di approfondire con altre ricerche i risultati ottenuti e dall’altro quella di dedicare una maggiore sorveglianza ai possibili danni da sostanze chimiche estranee.

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 Post n° 344 (5° del 2024) – Inserito il 02 Luglio 2024 – Testo di giuliani gian carlo– Foto by pexels.com

Presentazione del Blog di Formazione-Sanitaria.it 

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