Una certo eco su riviste di scienza online, ma anche su quelle generaliste, ha avuto negli ultimi mesi l’osservazione di come la pratica di frammentare, spezzare, pestare o sminuzzare le pastiglie possa creare dei danni al Paziente, riducendo l’efficacia del principio attivo od il dosaggio dello stesso o, peggio ancora, favorendo i suoi effetti collaterali od avversi. Questa osservazione rischia, infatti, di dover stravolgere molte abitudini assistenziali e sanitarie nei confronti dei Pazienti Non Autosufficienti, specie quelli disfagici, nei confronti dei quali l’attenzione nella somministrazione deve essere elevata. L’allarme è stato lanciato dalla SIGG (Società Italiana di Geriatria e Gerontologia), che nel corso del non più recente proprio Congresso Nazionale 2017 ha sottolineato come tale pratica possa risultare pericolosa, specie nei casi in cui siano coinvolte compresse gastroresistenti, capsule rigide, farmaci a lento o prolungato assorbimento ed, in generale, quelle in cui il dosaggio terapeutico del farmaco si discosti di poco da quello tossico. Tale attività rappresenta una delle principali problematiche dell’assistenza geriatrica, facilmente riconducibile ai temi della buona pratica e del rischio clinico. Molta attenzione è da tempo posta nei confronti di tale tema ed alcuni siti sono in grado di illustrarci come fare svolgere tale attività.

Andiamo quindi alla ricerca delle Evidenze Scientifiche: purtroppo la news è solo fine 2017 ma le evidenze finora presenti sono dell’Ottobre 2013, allorquando, a cura della Fondazione GIMBE, è stata pubblicata la Ricerca Originale La Somministrazione di farmaci tritati e camuffati nelle RSA: prevalenza ed implicazioni pratiche. Non lasciamoci ingannare dal titolo: non è un contributo rivolto alle sole RSA, ma è una ricerca svolta in alcune RSA ma i cui risultati sono rivolti a tutti gli Operatori Sanitari che lavorano a favore dei Pazienti Fragili, soggetti sempre più presenti nei Reparti Medici (x Acuti e x Post-Acuti) ma anche nelle nostre case. La rivista (Evidence) è, oltretutto, di quelle attente esclusivamente alle evidenze scientifiche ed alla buona pratica sanitaria.

Ritornando al tema delle pastiglie tritate, seguiamo il percorso seguito dall’articolo. Partendo dall’osservazione di come disfagia e rifiuto della terapia caratterizzi spesso l’Anziano Fragile, suggerendo spesso il ricorso alla pratica della somministrazione di farmaci alterati nella loro presentazione (tritati, pestati, mischiati al cibo, somministrati tramite PEG ecc.) gli Autori hanno valutato le modalità di somministrazione dei farmaci in 3 RSA, arruolando circa 700 Ospiti. I dati raccolti hanno indicato come mediamente ogni Ospite assumesse più di 7 farmaci al giorno, nel 40% dei casi in maniera differente da quella indicata (ad esempio sulla scheda tecnica) dalle Ditte produttrici: camuffamento e triturazione dei farmaci erano generalmente giustificati dalla disfagia da cui erano affetti gli Ospiti delle RSA. Non si tratta, però, di un problema solo delle RSA o dei Reparti che si occupano di Pazienti Fragili nel nostro Paese, ma il problema è avvertito ed affrontato in molte altre Nazioni.

In questo studio gli Ospiti che assumevano pastiglie alterate erano quelli maggiormente deteriorati, meno autosufficienti e maggiormente dipendenti dall’assunzione orale, assumendo meno farmaci. La somministrazione della terapia per questi Ospiti prevedeva che i farmaci venissero tritati contemporaneamente e tramite un unico tritapastiglie per tutti i soggetti, con un’unica detersione con acqua e sapone prevalentemente al termine dell’intero giro di somministrazione, se non a fine giornata, ed una sostituzione del tritapastiglie anche ogni 2 mesi: tutte pratiche che debbono essere modificate ed aggiornate.

Relativamente ai Farmaci tritati in modo inappropriato (cioè diversamente dalle indicazioni dei foglietti illustrativi) segnaliamo innanzitutto i Farmaci inibitori di pompa (pantoprazolo ed omeprazolo), i farmaci anti-parkinson (levo-dopa + benserazide) nonchè farmaci antipertensivi, antidolorifici ed antidepressivi, tutti gastroresistenti o a rilascio controllato. Nelle associazione tra farmaci era soprattutto la furosemide il prodotto maggiormente coinvolto, spesso somministrato in orari differenti da quelli indicati o con gli alimenti quando questa è da assumere a digiuno.

Relativamente a quei Farmaci che risultavano somministrati in maniera alterata e per i quali non è specificata la possibilità di triturazione si segnalano ancora la furosemide, gli ormoni tiroidei, alcuni antipsicotici, antipertensivi e cortisonici.

Lunga è, sulla base dei dati raccolti da tale Ricerca, anche la lista dei Farmaci che non devono essere tritati in assenza di formulazioni alternative ed in questo caso l’elenco è significativo e di estrema utilità.

Di estrema utilità la Lista delle formulazioni alternative per i Farmaci che non possono essere tritati. Queste Tabelle non devono mancare in nessun reparto che ricoveri od ospitino Anziani Fragili.

Quali le conclusioni?  Le prendiamo direttamente dalla ricerca:  La triturazione dei farmaci, se non conforme alle indicazioni farmacologiche, può essere considerata una procedura inappropriata, da includere tra i potenziali errori di terapia. Inoltre, la triturazione e l’apertura dei farmaci pone gli infermieri che somministrano la terapia a rischio di eventi avversi (intolleranze, allergie, teratogenesi, problemi respiratori), dovuti alla manipolazione e all’inalazione delle polveri di farmaci quali antibiotici e citotossici. Di conseguenza, questa pratica rappresenta per la comunità infermieristica un’area da considerare attentamente, al fine di prevenire sia reazioni avverse nei pazienti, sia malattie professionali. È auspicabile che, per le compresse non triturabili (rivestite, gastroresistenti, a lento rilascio, etc.) e per le capsule, l’industria renda disponibili altre formulazioni di pari efficacia, ma più sicure. La farmaceutica geriatrica dovrà necessariamente evolvere al pari di quella pediatrica, in considerazione dell’aumento della popolazione anziana, caratterizzata da una maggiore aspettativa di vita, ma al tempo stesso da maggiori comorbidità, disabilità e necessità di poli-farmacoterapia.

Ma altri documenti, forse ancora poco conosciuti ma sicuramente molto utili, sono presenti (anche in rete) su questo importante tema assistenziali. Tra i tanti segnaliamo un importante Documento a cura della SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie). Si tratta di Valutazione della divisibilità e frantumabilità di forme farmaceutiche orali solide, un documento veramente ricco di utilissime schede tecniche.

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Post n° 247  (34° del 2018) Inserito il 28 Marzo 2018  –   Testo di giuliani gian carlo  – Foto by pexels.com

Presentazione del Blog di Formazione-Sanitaria.it 

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