Le Demenze Senili rappresentano un gruppo di patologie in costante crescita nel Mondo intero e non solo nei Paesi più anziani tipo l’Italia. Si parla di Demenze e non solo di Demenza e/o Malattia di Alzheimer, in quanto, pur risultando simili i sintomi, si conoscono sia Demenze Primarie o Degenerative che Demenze Secondarie. A tutt”oggi esiste ancora una grande confusione circa tali Patologie e spesso il termine Demenza viene fatto coincidere con quello di Malattia di Alzheimer. In realtà sappiamo che la Malattia di Alzheimer è la più comune forma di demenza degenerativa che si manifesta soprattutto dopo i 65 anni, alla cui base ci sono (anche) alcuni difetti genetici che favoriscono la sintesi di due proteine, la beta-amiloide e la tau, che favoriscono la formazione di ammassi (simili a rifiuti) in grado di distruggere i neuroni. Differenti le cause nelle demenze vascolari hanno invece una causa diversa: sono provocate da piccole ischemie cerebrali che portano alla distruzione progressiva del tessuto cerebrale, ma anche da patologie cardiovascolari croniche. Una terza forma, accompagnata da difficoltà motorie, è rappresentata dalla demenza a corpi di Lewy.
Quello che, di sicuro, sappiamo è che non abbiamo ancora a disposizione farmaci appropriati e/o efficaci nei confronti di tale Gruppo di Patologie e come molti Studi Sperimentali siano risultati fallimentari negli anni, interrompendosi in alcuni casi, prima ancora della loro conclusione. Si tratta soprattutto di sperimentazioni di farmaci attivi proprio sulle proteine beta-amiloide e tau.
La segnalazione di oggi è relativa ad una recentissima ricerca internazionale, coordinata dall’Università del Kentuky e pubblicata sulla Rivista Brain. Secondo tale ricerca non tutti i casi di Demenza di Alzheimer sono provocati dall’accumulo patologico di beta-amiloide e tau, bensì esisterebbe un’altra proteina che, accumulandosi patologicamente nelle cellule cerebrali, provocherebbe una forma di malattia clinicamente simile all’Alzheimer. Si tratta della Proteina TPD-43, il cui accumulo patologico è particolarmente frequente nei soggetti over-80. Tale studio mostra che questo porta ad alterazioni della memoria e delle abilità cognitive simili all’Alzheimer, insorgendo però più lentamente. “Questa patologia è stata sempre presente, ma la riconosciamo ora per la prima volta“, spiega l’autore principale, Pete Nelson, dell’Università del Kentucky.
Queste conclusioni da un lato potranno riavviare la ricerca su nuovi farmaci e dall’altro potrebbero far ipotizzare come i fallimenti prima citati siano spiegabili non con la presenza di significative quantità di beta-amiloide e tau ma, invece, con quella di quantità patologiche e patogenetiche di tale TPD-43.
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Post n° 295 (10° del 2019) Inserito il 05 Maggio 2019 – Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay-com
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N.B.: Tali contributi non forniscono indicazioni o consigli medici, ma riportano solo Dati Scientifici provenienti dalla Letteratura Medica, costituiti dai risultati di Studi Epidemiologici e/o Clinici.