Per cereali intendiamo tutte quelle piante erbacee che producono frutti ricchi di amido, i quali, macinati, danno farina per farne pane e altri cibi (per umani e/o animali). Vari sono i cereali più conosciuti ed utilizzati nel mondo, di cui i principali sono appartenenti alle Graminacee e 4 (grano saraceno, amaranto, chia e quinoa) non sono appartenenti alle Graminacee e, per tal motivo, noti anche come “pseudocereali“.

Tra i 12 cereali più diffusi nel mondo (Tabella FAO) segnaliamo (in ordine decrescente): mais, riso, frumento, orzo, sorgo, miglio, avena, triticale, segale, grano saraceno, fonio e quinoa, senza dimenticare come ne esistano altri, sempre più presenti sulle nostre tavole (es: farro). Negli ultimi anni stanno avendo particolare successo e consumo i cosiddetti “cereali integrali“, cereali dei quali sono mantenuti anche gli strati esterni del chicco, ricchi di fibre, minerali, vitamine e altri fitocomposti ad azione protettiva sull’organismo. Basti pensare ai benefici della crusca (tegumenti esterni del seme), riconducibili non solo ad effetti sull’apparato gastroenterico (aumento della sazietà, riduzione dell’assorbimento di sostanze grasse, miglioramento della peristalsi intestinale ecc.) ma anche sull’organismo in generale, riducendo il rischio di malattie degenerative tipo il diabete, la demenza senile e la malattia aterosclerotica.

Il paper di oggi è stato pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition, da un gruppo di ricercatori universitari cinesi ed americani i quali hanno valutato i dati relativi a oltre un milione di adulti e anziani, uomini e donne, con abitudini di consumo molto diverse, seguiti per almeno 4 e fino a un massimo di 26 anni. Il loro scopo era valutare se il consumo di cereali integrali correlasse negativamente con il rischio di mortalità totale, cardiovascolare e per neoplasie. La casistica arruolata derivava dalla raccolta di numerosi studi esaminati, arruolati ed inseriti in una metanalisi.

I Risultati ottenuti hanno confermato come il consumo di cereali integrali fosse correlato ad una significativa riduzione del rischio di mortalità per neoplasie (del 6% minore) e per malattie cardiovascolari (del 17%) nel caso di consumo di 168 grammi al giorno. Il dato più interessante del paper l’osservazione di come, ad ogni incremento di 28 g del consumo giornaliero di cereali integrali, il rischio di mortalità totale a distanza di tempo si riducesse in media del 9%, mentre diminuiva del 14% il rischio di mortalità cardiovascolare e del 3% quella per tumore.

Queste le conclusioni degli Autori: lo studio ha evidenziato come l’assunzione di cereali integrali fosse inversamente associata al rischio di mortalità totale, CVD e cancro. Tali risultati supportano le attuali linee guida dietetiche per aumentare l’assunzione di cereali integrali. Funzionari governativi, scienziati e personale medico dovrebbero intraprendere azioni per promuovere l’assunzione di cereali integrali.

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Post n° 210 Inserito il 15 Dicembre 2017  –  Testo by giuliani giancarlo  –  Foto by pexels.com

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