Con il termine di rabdomiolisi intendiamo una sindrome caratterizzata da necrosi del muscolo scheletrico con rilascio in circolo del contenuto intracellulare, tra cui elettroliti, mioglobina e altre proteine sarcoplasmatiche. Si tratta di una evenienza non rara, un tempo correlata ad eventi traumatici e disastri naturali tipo i terremoti e gli eventi bellici. Attualmente, invece, sono i farmaci e le droghe la causa più frequente di rabdomiolisi. Tra i farmaci ricordiamo le statine, nonchè molti psicofarmaci, ipnoinducenti, antibiotici ed altri. Oltre ai farmaci nella genesi della rabdomiolisi ricordiamo i traumi diretti, le infezioni, le ischemie e l’intensa attività contratturale dei muscoli. Il marker diagnostico è rappresentato da valori elevati di creatinfosfochinasi (CPK) e mioglobina sierica. E’ potenzialmente una grave condizione clinica nei casi in cui sia causata da una forte pressione prolungata (oltre 30 minuti) su uno o più arti, caratterizzandosi con shock ipovolemico ed insufficienza renale acuta conseguenti ad una lesione da schiacciamento a carico di un muscolo scheletrico.

Tale sindrome è stata generalmente attribuita epidemiologicamente a Pazienti Giovani od Adulti. In realtà, però, negli ultimi anni tale sindrome risulta particolarmente frequente nei Pazienti Geriatrici che abitano da soli e che, dopo essere caduti, rimangono a terra anche svariate ore se non un giorno o più. Generalmente il termine più utilizzato in questi casi è crushing syndrome (sindrome da schiacciamento o rabdomiolisi post-traumatica).

Nonostante tale frequenza non sono numerosi i contributi scientifici relativi a tale sindrome. A colmare tale carenza si propone la segnalazione odierna, pubblicata sulla prestigiosa Rivista Age and Disease (Mese di Febbraio 2018). Numerose sono le cause più conosciute di rabdomiolisi nel Paziente anziano, come l’inadeguato esercizio fisico, i colpi di calore, le crisi epilettiche, il delirium, i traumi, la prolungata immobilizzazione, i farmaci, le infezioni e gli stati di shock.  La prognosi della rabdomiolisi è considerata generalmente buona con sopravvivenza complessiva stimata nel circa l’80% dei casi, ma varia a seconda dell’eziologia e delle complicanze.

Nello studio citato, realizzato presso il Dipartimento di Medicina dell’Einstein Medical Center di Philadelphia, Pennsylvania, USA, sono stati arruolati tutti i Pazienti over-65 visitati dal 2012 al 2016 presso tale Centro: tra tutti questi 167 (più femmine che maschi) sono i casi individuati come riconducibili ad episodi di rabdomiolisi. Tale Casistica è risultata causata da cadute (con o senza immobilizzazione) in circa il 57% dei casi, da cause sconosciute nel 12% ed in percentuali minori da farmaci, vertigini, sepsi, sforzi muscolari ecc. Il numero medio di farmaci assunti giornalmente è risultato pari ad oltre 7, con una maggiore mortalità per quei Pazienti che assumevano un numero maggiore di farmaci. In meno del 3% la causa scatenante è rappresentata dalle statine. Nel 70% circa era presente insufficienza renale, accompagnata da incrementi della Creatinina e dal calo del Filtrato Glomerulare. Elementi prognostici sfavorevoli sono risultati essere proprio le cadute come causa della sindrome, un elevato consumo di farmaci nonchè la riduzione del filtrato glomerulare e la presenza di insufficienza renale acuta.

________________________________________________________________________________

Post n° 237 (24° del 2018) Inserito il 06 Marzo 2018  –  Testo by giuliani gian carlo  –  Foto by  stefano-guidotti

Presentazione del Blog di Formazione-Sanitaria.it 

(Legenda: Testo  –  Collegamenti-Link  –  Testo rilevante senza collegamenti)

________________________________________________________________________________