Ritorniamo sulla Demenza e sui suoi Fattori di Rischio (o Predittivi, come si direbbe oggi) ed in particolar modo su quelli iatrogeni, correlati al potenziale danno da farmaci. Sappiamo come interferenze neurologiche e, soprattutto, cognitive da parte dei farmaci siano all’ordine del giorno nell’attuale panorama medico. Già da anni sono noti gli effetti negativi sul deterioramento cognitivo da parte di alcuni farmaci e sono reperibili in Rete varie evidenze scientifiche a tal proposito: analgesici (anche oppioidi), anticolinergici, antipsicotici, antidepressivi, antiepilettici, antiparkinsoniani ed altri ancora sono tra i farmaci più citati dalle varie rassegne.
Tale “danno da farmaci” non solo si basa sulla Qualità dei Farmaci assunti, ma anche e soprattutto sulla Quantità degli stessi. Negli anziani il rischio relativo di demenza da farmaci aumenta, infatti, con l’aumentare del numero di farmaci assunti, variando dall’1,0 con l’uso di 0-1 farmaco al 9.3 con l’uso di 4-5 farmaci. La prevalenza della demenza indotta da farmaci non è nota, ma tra gli effetti avversi da farmaci la demenza reversibile in pazienti di 60 anni o più rappresenta il 5%. I farmaci possono provocare danno cognitivo indirettamente, attraverso effetti metabolici, quali l’ipoglicemia, attraverso alterazioni dei fattori immunologici del SNC o interferendo con le funzioni sinaptiche, ecc. Alla pari un importante ruolo è svolto dai danni iatrogeni nella genesi del Delirium.
La segnalazione di oggi è relativa ad un paper pubblicato in questi giorni sul British Medical Journal, relativo ad una ricerca che evidenzierebbe come i farmaci anticolinergici siano in grado di favorire la Demenza. Si tratta, infatti, di farmaci molto utilizzati e che spaziano dall’azione anti-parkinson all’utilizzo in urologia nonchè utilizzati nel trattamento della depressione per un’azione con meccanismo anticolinergico.
Da un team di ricercatori, coordinati da George Sawa dell’Università di Norwich, sono stati analizzati i dati raccolti dal 2006 al 2015 su oltre 40 mila pazienti di età compresa tra 65 e 99 anni colpiti da demenza e su circa 284 mila persone non interessate da questo disturbo. L’assunzione quotidiana di anticolinergici, prescritti da quattro a 20 anni prima della diagnosi di demenza, è stata codificata usando la scala di valutazione Anticholinergic Cognitive Burden (Acb). Complessivamente, a 14.453 individui con demenza e a 86.403 persone senza questo disturbo è stato prescritto almeno un farmaco anticolinergico.
Quali i Risultati e quali le conclusioni? La demenza è stata associata a un punteggio Acb medio crescente. Però, mentre i farmaci gastrointestinali ad attività anticolinergica con un punteggio Acb di tre non erano legati a demenza, né lo erano gli antiistaminici, a mostrare un collegamento con la demenza sono stati gli antidepressivi, i farmaci urologici e quelli contro il Parkinson. Risultati interessanti, anche se in parte prevedibili, considerando come una delle caratteristiche delle Demenze è proprio riconducibile ad un’alterazione del neurotrasmettitore acetil-colina.
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Post n° 257 (44° del 2018) Inserito il 04 Maggio 2018 – Testo di giuliani gian carlo – Foto by pixabay.com
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