Che il nostro corpo, nel corso della nostra vita, si arricchisca di sostanze variamente tossiche è una conoscenza ormai nota: pesticidi, insettidi, disinfettanti, estrogeni, metalli vari, solventi ed altro ancora, si accumulano e si depositano in vari organi, fino a quando non risultano tali da provocare sintomi e malattie. E’ il cosiddetto quadro del “Body Burden” o “zavorra corporea” che trasportiamo senza saperlo. Quotidianamente il nostro corpo si carica di sostanze tossiche, a molte delle quali non sappiamo come reagire. Molte di queste sostanze tossiche sono una fonte enorme di produzione di radicali liberi, sostanze in grado di provocare molti danni su organi, arterie e non solo, promuovendo reazioni chimiche che portano alla perossidazione delle lipoproteine, alla ossidazione delle proteine ed  a danni del DNA, fino alla morte delle cellule. Come arrivano nel nostro corpo? Per via naturale, soprattutto tramite quello che respiriamo, tocchiamo e mangiamo, ma anche beviamo.

La segnalazione di oggi è proprio relativa a quanto può contenere l’acqua dei nostri fiumi. Si tratta, infatti, di un Comunicato Stampa a cura dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, che ci segnala i risultati di un proprio studio sui nuovi inquinanti nel sistema acquifero milanese.

Per capirne meglio ricorriamo, anche questa volta, al Comunicato Stampa.

 

Milano, 30 Gennaio 2018

Uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri in collaborazione con il Servizio Idrico di MM (ex Metropolitana Milanese e finanziato da Fondazione Cariplo, ha valutato l’inquinamento dei cosiddetti nuovi inquinanti (comprendenti farmaci, droghe, disinfettanti, prodotti chimici per la cura della persona, sostanze perfluorurate e plastificanti, oltre a caffeina e nicotina) nel sistema acquifero della grande area urbana milanese e della loro distribuzione nel corso di 5 anni. Le acque dei fiumi che percorrono l’area Milanese, le acque fognarie prodotte dalla città di Milano e le acque delle falde da cui si estraggono le acque potabili, sono state analizzate per verificare la presenza di circa 80 sostanze. Le analisi dei fiumi in ingresso e in uscita dalla città, l’Olona, il Seveso e il Lambro, hanno mostrato che Milano scarica ogni giorno nei fiumi circa 6.5 kg di farmaci, 1,3 kg di disinfettanti e di sostanze chimiche utilizzate per la cura della persona, 200 g di sostanze perfluorurate, 600 g di plastificanti e 400 g di droghe di abuso, oltre a circa 13 kg di nicotina e caffeina. Il che, ad esempio, significa circa 2,5 tonnellate all’anno di farmaci, quasi mezza tonnellata di prodotti chimici per la cura della persona, 1,6 quintali di droghe d’abuso.

Secondo Sara Castiglioni, che dirige l’Unità di biomarkers ambientali dell’Istituto Mario Negri: “Tutte queste sostanze vengono utilizzate quotidianamente in quantità elevate e possono essere immesse nell’ambiente tramite gli scarichi urbani. Parte del carico di inquinanti deriva dai depuratori che ricevono le acque fognarie prodotte dalla città di Milano contenti inquinanti in notevoli quantitativi. I depuratori contribuiscono a ripulirli prima del loro scarico nell’ambiente ma solo parzialmente e molti inquinanti, in particolare i farmaci, le droghe e i prodotti chimici utilizzati per la cura della persona permangono nelle acque trattate e sono riversati in canali e fiumi con ripercussioni sugli ecosistemi. A ciò si aggiungono anche altre fonti di inquinamento, tra cui gli scarichi diretti delle attività zootecniche ed industriali”.

“La contaminazione dei fiumi – spiega Ettore Zuccato, Capo Laboratorio di Tossicologia Alimentare,- impatta sull’ambiente ma anche sull’uomo, dato che l’inquinamento dei fiumi è correlato a quello delle falde acquifere. Fortunatamente al momento il trasporto di inquinanti sembra riguardare più la falda superficiale e meno la profonda, da cui si ottiene l’acqua per il consumo umano e quindi ad oggi la qualità dell’acqua può definirsi buona. Si rischia però in futuro anche l’interessamento della falda profonda, con possibili effetti sulla qualità dell’acqua potabile e sulla salute umana. Al momento i dati mostrano che non ci siano rischi associati a queste sostanze ed è con un monitoraggio continuo che sarà possibile garantire la qualità della nostra acqua. Tra gli interventi possibili vi è la regolamentazione degli scarichi in ambiente, migliorando le capacità di rimozione dei depuratori e controllando gli scarichi diretti, ma anche sensibilizzando i consumatori a una maggior attenzione per utilizzo e smaltimento di farmaci e di altri prodotti chimici che possono inquinare l’ambiente”.
“Questi studi – aggiunge Enrico Davoli, alla guida del Laboratorio di Spettrometria di Massa, Dipartimento Ambiente e Salute, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – sono importanti poiché misurano quanto le reti acquifere delle grandi città, delle ‘regioni urbane’, siano vulne come sia importante la conoscenza del loro stato di salute per tutti i processi di pianificazione del territorio e delle risorse disponibili e per programmare interventi”.

I risultati dello studio sono disponibili on-line e saranno pubblicati su Water Research, Volume 131, 15 marzo 2018, pag. 287–298.

Per ulteriori informazioni:  Sergio Vicario (+39 348 98 95 170) – Ufficio Stampa IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’

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Post n° 225 (12° del 2018) Inserito il 31 Gennaio 2018  –  Testo by Ufficio Stampa Istituto Mario Negri (elaborazione by giuliani gian carlo  –  Foto by pexels.com

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