Rapporto ISTISAN sulle batteriemie da enterobatteri produttori di carbapenemasi.

Pubblicato a cura dell’Istituto Superiore di Sanità l’ultimo rapporto ISTISAN (2013-2016), relativo alle batteriemie da enterobatteri produttori di carbapenemasi. Si tratta di un fenomeno di particolare importanza ed in crescita rappresentando l’attività dei carbapenemi una delle ultime farmacologicamente utilizzabili nei confronti di molti germi antibiotico-resistenti.

Nella recensione a cura del CCM (Centro Nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie) si evidenzia come in Italia, tra il 1 aprile 2013 e il 31 luglio 2016, siano state riportate 5331 batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi e/o produttori di carbapenemasi (Carbapenemase Producing Enterobacteriaceae, Cpe). Il numero di segnalazioni e l’incidenza sono molto diverse nelle varie Regioni (si passa dalle 946 segnalazioni del Lazio allo 0 del Molise). In generale, le batteriemie hanno riguardato per il 62% soggetti di sesso maschile, con età media di 65,4 anni e nell’84% dei casi i pazienti si trovavano in ospedale al momento dell’insorgenza della batteriemia. Il 96,8% dei casi segnalati è stato causato da K. pneumoniae e il 3,2% da E. coli. Nella gran parte dei casi la carbapenemasi prodotta era di tipo Klebsiella pneumoniae carbapenemase (Kpc). I dati dei primi 3 anni di sorveglianza indicano da una parte una progressiva aderenza delle Regioni alla sorveglianza, dall’altra una probabile sottonotifica da parte di strutture sanitarie e/o Regioni in alcune aree italiane.

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Ipoacusia ed errori di terapia.

Oltre il 40% degli anziani non riesce a capire le indicazioni del medico a causa di problemi di udito. Lo afferma uno studio dell’università di Cork pubblicato dalla rivista Jama Otolaryngology, secondo cui questa potrebbe essere una delle cause principali degli errori che poi si fanno nell’assumere farmaci o seguire terapie.    Lo studio è stato condotto su 100 pazienti over 60, di cui il 60% aveva qualche problema di udito ma solo il 26% usava apparecchi acustici.

Il 43% del campione ha riportato di fatto almeno un errore nel seguire le istruzioni del medico o dell’infermiera, e il motivo principale indicato dal campione è proprio l’errata comprensione dovuta a un difetto dell’udito, alla presenza di troppi rumori di fondo o al fatto che gli operatori parlavano troppo velocemente. Il problema, scrive in un editoriale di accompagnamento Heather Weinreich della Johns Hopkins University, puó essere risolto con un cambiamento del modo di comunicare del medico, che dovrebbe accertarsi che il paziente abbia veramente capito e ripetere le istruzioni. “Ci sono potenziali danni a breve e lungo termine da questi problemi di comunicazione – spiega -. Serve più ricerca sugli errori medici causati dalla perdita di udito, per trovare metodi efficaci di comunicazione“.

Modificato da Fonte: Ansa

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Consumo di sale e rischio di insufficienza cardiaca.

I legami tra consumo di sale da cucina ed ipertensione arteriosa sono da tempo noti ed ormai acquisiti nelle conoscenze popolari sulla Salute. Sappiamo, infatti, che il sale che ci necessita lo troviamo già negli alimenti e che quello che aggiungiamo sui vari cibi serve solo per il nostro gusto ed i nostri piaceri, facendo aumentare in maniera direttamente proporzionale i rischi per la nostra salute.

A confermare ciò ed a sottolineare il ruolo svolto da sale nella genesi delle cardiopatie (soprattutto nello scompenso cardiaco) è una Relazione presentata al Congresso 2017 dell’E.S.C. (European Society of Cardiology), che  ha sottolineato il ruolo di fattore di rischio del sale, indipendente da altri fattori. Sulla base dell’osservazione di 4500 Pazienti è stato osservato come coloro che consumavano oltre 13,7 grammi di sale al giorno avessero presentato un rischio (indipendente) almeno doppio per cardiopatie rispetto a coloro che ne consumavano la metà.

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Disturbi respiratori nel sonno e deterioramento cognitivo.

Conosciuti da non pochi anni i disturbi del sonno correlati a patologie respiratorie  appaiono ad oggi sempre più frequenti e correlati, intendendosi con tale termine una gamma di condizioni che provocano una respirazione anomala durante il sonno.  Il più comune tra questi è la sindrome da apnea notturna. Il termine apnea si riferisce a una sospensione temporanea della respirazione. Sebbene vi siano altri tipi di apnea, questo termine viene impiegato solitamente in riferimento alla sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS, dall’inglese obstructive sleep apnoea syndrome), in cui un individuo è temporaneamente incapace di respirare a causa dell’ostruzione transitoria della faringe (tratto delle vie aeree all’altezza della gola). Nei pazienti che soffrono di questa sindrome, possono verificarsi anche centinaia di episodi di apnea nel corso di una sola notte.

Tali problematiche respiratorie non risultano essere associate solo a problematiche del sonno, ma anche ad altre complicazioni neurologiche. In particolare è stata segnalata la loro possibile associazione con il deterioramento cognitivo. Anche se tale collegamento è teoricamente noto da tempo, poche sono ancora le evidenze a tal proposito.

Un recente paper, pubblicato il 28 Agosto 2017 su Jama Neurology ha tentato di sopperire a tale carenza di dati definitivi. In particolare gli Autori nel loro contributo hanno effettuato una ricerca sistematica sulle Biblioteche Virtuali della Letteratura Scientifica ad oggi presente, individuando 14 studi per un totale di oltre 4 milioni di Pazienti arruolati. L’analisi dei risultati raccolti ha evidenziato come i Pazienti con disturbi del sonno correlati con la respirazione da un lato presentivo una capacità esecutiva più compromessa rispetto ad altri Pazienti e dall’altro presentino un rischio significativamente maggiore di sviluppare un deterioramento cognitivo. La conoscenza di tale correlazione – concludono gli Autori – risulta particolarmente importante per una precoce diagnosi di demenza.

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I Defibrillatori obbligatori dal 1° luglio nelle Palestre.

I Defibrillatori automatici sono, per legge, obbligatori nei Centri Sportivi e nelle Palestre delle Associazioni e delle Società Sportive Dilettantistiche. Tale provvedimento trova la sua giustificazione anche nell’evidenza di come molto spesso episodi di arresto cardiaco si verifichino più frequentemente in tale ambito rispetto ad altri. Tale obbligo vige o meno per specifiche attività svolte e definite in appositi allegati della Delibera 1566 del 20 dicembre 2016.

 

 

Inserito il 30 Agosto 2017  –  Testo by giuliani gian carlo  –  Foto by pexels.com