Le Città di Siena, LecceRavenna, Perugia e Cagliari lo sono state nel 2015, quella di Mantova nel 2016 mentre quest’anno è toccato a Pistoia ed il prossimo anno sarà la volta di Palermo. Parliamo, ovviamente, della loro nomina a Città Capitale Italiana della Cultura, nomina che avviene annualmente e che permette ad ogni singola sede scelta dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di poter esporre la propria vita ed il proprio sviluppo culturale. Parallelamente 1-2 Città vengono annualmente nominate come Capitale Europea della Cultura e nel 2019 sarà la volta di Matera.

La scelta di quest’anno ha premiato una città spesso poco considerata, così “chiusa” da località storiche e culturali non indifferenti tipo Pisa, Siena, Firenze ecc., ma, in realtà vero gioiello artistico e culturale, in parte influenzato dalla vicinanza di Firenze e dall’appartenenza storica al Gran Ducato di Toscana: quindi, indipendentemente dalla nomina ministeriale, una delle (centinaia) capitali storiche e culturali italiane.

Ma cosa c’entra Pistoia con un Blog di Informazione e Formazione Sanitaria ed Assistenziale? C’entra eccome, in quanto, accanto ad una spettacolare Piazza del Duomo, agli altri edifici,  ai Musei ed alle Mura, Pistoia presenta una particolare curiosità: l’Ospedale del Ceppo, storico ospedale fondato nel XIII Secolo.

L’Ospedale del Ceppo è ormai chiuso dal 2013, sostituto dal nuovo Ospedale San Jacopo. Rimane attiva solo la Dialisi e, nei pressi, il laboratorio analisi, oltre che un enorme CUP posto all’ingresso, giusto di fronte alla biglietteria delle visite (ben) guidate agli spazi storici. I sotterranei dell’Ospedale sono aperti e vengono in parte ancora utilizzati come scorciatoia dagli utenti dei pochi servizi rimanenti. Un tempo (si parla di alcuni secoli fa), l’Ospedale accoglieva una sessantina di Pazienti gravi, terminali e che non si potevano permettere, economicamente, di essere curati al domicilio. 2 erano i Reparti: quello maschile, gestito da frati, e quello femminile, gestito da suore. Conventi, orti botanici ed orti coltivati completavano la piccola città costituita dall’Ospedale. Questo era anche sede di ospitalità per i pellegrini che si recavano a Pistoia, il cui Santo patrono è San Jacopo.

Dell’Ospedale storico del Ceppo rimangono visibili e/o visitabili non solo la curiosa facciata, ma anche un piccolo Teatro Anatomico e, soprattutto, i sorprendenti sotterranei dell’Ospedale (quelli posti al di sotto dei sotterranei funzionanti ed utilizzati tipici di tutti gli ospedali).

La facciata dell’Ospedale è composta da un loggiato ed al di sopra delle sue arcate vi è un lungo e vivace fregio composto da sette scene che rappresentano le 7 opere di misericordia. In tutte è rappresentato anche il committente di tale opera, Leonardo Buonafede che presiedeva l’Ospedale, spedalingo fiorentino inviato dal Granducato di Toscana in quanto le famiglie nobili di Pistoia (cui spettava tale incarico) non si erano messe d’accordo su chi dovesse diventare il governatore. Le arcate sono, inoltre, separate da vivaci tondi anch’essi in terracotta.

Il Teatro (o Anfiteatro) Anatomico, attivo dal 1666 al 1844, è sicuramente uno dei più piccoli tra quelli esistenti, ben conservato e costituito da 2 piccole stanze e dotato di 2 tavoli per dissezioni anatomiche con scolatoi. La prima stanza contiene un tavolo anatomico, una piccola raccolta di ferri e strumentari sanitari, 1 fonte di acqua (a quell’epoca il ruolo del lavaggio delle mani non era ancora conosciuto), 1 spazio che permetteva di gettare nei sotterranei tutti i rifiuti ed una piccola biblioteca con le stampe raffiguranti i più noti clinici e patologi passati per Pistoia. La seconda stanza è certamente quella più spettacolare: al centro vi è il secondo tavolo anatomico ove un addetto eseguiva dissezioni ed autopsie, tavolo circondato dai semicerchi dedicati al pubblico e dallo scrigno del docente che dava indicazioni a chi eseguiva l’autopsia e che spiegava ai discenti. Questi non potevano essere più di 15, ma si racconta che in realtà fossero di meno, costituiti sia da studenti di materie mediche che da giovani che erano interessati a successivi studi medici. Quella era l’epoca in cui nasceva la Comunicazione Scientifica, la diffusione, cioè, di Informazioni Scientifiche alla Popolazione, a scopo educativo e formativo, ma i piccoli spazi di tale anfiteatro rendevano impossibile tale attività.

I sotterranei dell’Ospedale (in realtà rappresentano parte della Pistoia Sotterranea) sono il pezzo forte della visita, rappresentando un percorso di 2-3 chilometri, solo in parte già bonificati, ristrutturati e visitabili. Si trovano al di sotto dei classici sotterranei ospedalieri del Ceppo, varcando un apposito ingresso e scendendo una comoda scala interna. Quello che compare è un lungo corridoio illuminato artificialmente, con un percorso centrale, circondato da un pavimento costituito da pietre originarie. Il percorso visitabile è in parte di competenza dell’Ospedale ed in parte di piazze e vie del Centro di Pistoia. Un tempo vi scorreva un piccolo fiume, attualmente trasformato in una piccola gora. Tale presenza sotterranea doveva essere sicuramente conosciuta, anche se poco era stata considerata nelle varie modifiche strutturali che l’ospedale aveva subito negli anni. Di sicuro veniva utilizzata in quanto vi erano dei discreti buchi o botole (denominati “butti”) che permettevano ai Reparti di gettare nel fiume tutti i tipi di rifiuti prodotti dai Pazienti e dall’Organizzazione. Ecco così che lungo il percorso è possibile vedere pezzi di ampolle, di piatti, di contenitori di erbe mediche, che hanno permesso di ricostruire il “corredo” che veniva consegnato ai Pazienti al momento del ricovero: un contenitore per l’acqua, due (piccoli) piatti per i pasti, un contenitore per le erbe medicinali da assumere (le pastiglie dell’epoca) ecc. L’altezza delle volte permette di poter svolgere la visita (guidata) con una certa facilità e brevi sono i tratti che necessitano di abbassare la testa. Il percorso è corredato da tavole esplicative e dall’esposizione di materiali ritrovati o ricostruiti, nonchè da manichini raffiguranti figure dell’epoca ed i pellegrini che giungevano al Ceppo. Ma i pezzi più pregiati sono rappresentati dai resti di un frantoio e di un mulino. Il frantoio (in buona parte conservato) permetteva all’Ospedale di produrre una discreta quantità di olio, in parte venduta per produrre dei profitti necessari per le attività ospedaliere ed in parte utilizzata per produrre unguenti e pozioni medicinali. Il mulino è in buona parte visibile ed anch’esso particolarmente scenografico. Appena finito il tratto “ospedaliero” ed iniziato quello “cittadino” compare la zona dei lavatoi, ove la popolazione si recava a lavare i propri panni, utilizzando proprio l’acqua del fiume che aveva appena ricevuto i “rifiuti ospedalieri” Fin dall’inizio della visita si coglie un importante aspetto storico delle organizzazioni sanitarie pre-nascita dell’Igiene: l’Ospedale, tramite i rifiuti gettati nel fiume, la cui acqua serviva poi per la Popolazione, ha rappresentato per secoli la principale, se non l’unica, fonte di infezioni per la città, tra cui alcune epidemie di peste. Solo nel secolo scorso vennero aboliti tali lavatoi, sostituiti da altri realizzati in superficie. Lungo il percorso dei sotterranei sono state create delle piccole aree per esposizioni artistiche e per piccoli eventi, così come è possibile vedere gli strumenti utilizzati all’epoca per sorvegliare e modificare il livello dell’acqua.

L’intero della Visita guidata dura almeno un’ora e molte cose sarebbero ancora da dire e ricordare, ma quanto qui esposto non ci può che far pensare a quanti progressi (sicuramente non ancora definitivi od ottimali) abbia compiuto l’assistenza sanitaria nel corso dei secoli.

 

Inserito il 27 Agosto 2017  –  Testo by giuliani gian carlo  –  Foto by giuliani gian carlo (26 Agosto 2017)