Sul Placebo sappiamo ormai quasi tutto, anche che a volta funziona ma che può anche fare male. Al farmaco inerte (dal latino “piacerò”) la nostra Mente può attribuire variabili proprietà terapeutiche basate sul desiderio o sulla speranza di guarigione, influenzate da aspetti aspecifici legati al farmaco (confezione, forma, colore, nome commerciale ecc.), al Medico che ce lo ha prescritto (se ci fidiamo o no), all’ambiente in cui lo assumiamo (in ambienti di degenza può avere efficacia differente rispetto al domicilio) o al tipo di disturbo che vogliamo curare (se un sintomo funzionale o il sintomo di una severa patologia organica). Un effetto Placebo è presente in tutti i Farmaci ed in tutte le Terapie che intraprendiamo e proprio la bassa percentuale di tale Effetto Placebo rende un principio attivo più efficace di altri.

Nonostante ciò, osservazioni e rilievi sul Placebo sono ancora presenti in Letteratura ed una tra le Malattie con maggiori segnalazioni su quest’ultimo risulta essere il Morbo di Parkinson.

Da una recente Pubblicazione riguardante la sperimentazione con terapie antiparkinsoniane si apprende infatti come, somministrando 2 differenti prodotti inerti, uno di basso costo ed uno significativamente più caro, solo quello più caro era in grado di ridurre i sintomi, ben del 30%, una % comunque ben inferiore a quella raggiunta dai farmaci veri.

 

Inserito il 04 Ottobre 2015 – Testo by gian carlo giuliani – Foto by pexels.com

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