In previsione del prossimo incontro del 2 Dicembre 2015 presso la Sala Convegni di Villa Iris con l’Associazione Aicad Onlus (Ente Nazionale per la preparazione dei cani d’allerta medicale in ambito diabetico), che si occupa di addestrare i cani a riconoscere, dall’odore, le crisi ipoglicemiche dei Pazienti affetti da Diabete Mellito tipo 1 o tipo 2, segnaliamo alcuni contributi scientifici di recente pubblicazione e relativi ai “cani molecolari”.
Accanto alle varie forme di Attività e Terapie Assistite con gli Animali, esistono, ancora poco presenti in Italia ma sviluppate in altri Paesi, le cosiddette H.A.S.S. (Human Animal Support Services): gli Animali di servizio sono animali che sono stati addestrati a svolgere compiti grazie ai quali assistono le persone con disabilità o malattie tipo il guidare i non vedenti, l’assistere i non udenti e lo svolgere attività per le persone con altre disabilità. Ma tra i più recenti Progetti coinvolgenti l’interazione tra l’uomo e gli animali domestici, quello dell’utilizzo dei cosiddetti “cani molecolari o investigatori” (termini entrambi più popolari che scientifici) è sicuramente quello più rivoluzionario, sfruttando le proprietà olfattorie dei cani nel riconoscere, rintracciare e monitorare non solo persone ma anche malattie umane. In particolare i cani, particolarmente predisposti a tali attività, vengono addestrati a “fiutare” ed a riconoscere successivamente odori appartenenti a persone scomparse, esplosivi, droghe ma anche a persone ammalate.
La capacità di “fiutare” e “prevedere” la presenza di neoplasie (tipo quelle vescicali, prostatiche e colonrettali) nonché quella di riconoscere gli episodi di ipoglicemia sono certamente le situazioni dove l’intervento dell’olfatto canino può risultare particolarmente utile per la salute umana. Vediamo alcune segnalazioni dalla Letteratura Scientifica.
La prima segnalazione odierna è del 2010, ad opera di Autori dell’Università Fukuoka in Giappone, i quali hanno valutato i risultati dell’attività di un Cane Labrador addestrato nel riconoscere odori predittivi presenti nel respiro e nelle feci di Pazienti affetti da Carcinoma Colon-rettali che stavano eseguendo una rettocolonscopia. Le coincidenze tra risultato dell’esame endoscopico ed il campione fecale “fiutato come patologico” dal Labrador hanno mostrato alta sensibilità (0,97) ed alta specificità (0,99). Particolarmente significativa la predittività nei confronti del cancro precoce, in assenza di “falsi positivi” costituiti da malattie infiammatorie od altre patologie intestinali.
La seconda segnalazione, pubblicata su Eur Urol è sempre del 2010, arriva dall’Ospedale Tenon di Parigi, relativa ad uno studio in cui è stata valutata la “capacità predittiva” nel diagnosticare con l’olfatto i Tumori Prostatici da parte di un Pastore Belga addestrato per 2 anni. Anche qui alta la % di successo, superiore al 90%. Successivi contributi sono comparsi, sulla stessa rivista, negli anni successivi.
La terza segnalazione è relativa ad un lavoro italiano pubblicato quest’anno sul Journal of Urology, che aveva anch’esso come obiettivo una precoce diagnosi di neoplasia prostatica. In questa ricerca 2 femmine di Pastore Tedesco sono state addestrate a riconoscere le neoplasie prostatiche e le loro capacità acquisite sono state valutate su 362 Pazienti con Neoplasie Prostatiche e su 540 controlli sani. I Pazienti afferivano al Centro Clinico e di Ricerca di Rozzano in collaborazione con il Centro Veterinario del Ministero della Difesa. In questo studio, dotato di una significativa casistica, le percentuali relative a sensibilità e specificità sono risultate pari a quasi il 100%.
Una quarta segnalazione è relativa alle neoplasie vescicali, oggetto di una ricerca olandese pubblicata nel 2011 sulla rivista Cancer Biomark. Anche in questo caso elevate le percentuali di sensibilità e specificità, anche in presenza di variabili tipo il fumo, il sesso e l’età.
La conoscenza che le diagnosi olfattive possono risultare non solo utili ma soprattutto precoci nei confronti delle neoplasie risale al 1989, allorquando venne segnalata la “diagnosi di un melanoma” effettuata da un cane su una lesione cutanea della propria proprietaria.
Ma veniamo all’utilizzo dei “cani molecolari” nei confronti delle crisi ipoglicemiche, utilizzo segnalato in Letteratura già da alcuni anni. Sono infatti di recente pubblicazione su 2 differenti riviste scientifiche dedicate alla Gestione e Cura del Diabete 2 simili ricerche che confermerebbero l’utilità di tale utilizzo.
Do dogs sense hypoglycaemia?: è il titolo della prima ricerca, pubblicata nel mese di Ottobre 2015 sulla Rivista Diabetic Medicine. Tale contributo rappresenta una review sulle attuali conoscenze sul fenomeno dei cani addestrati ed in grado di percepire l’ipoglicemia e allertare i loro proprietari. Ricercando sulle principali Banche dati elettroniche sono stati cercati ed inclusi tutti (fino al dicembre 2014) i tipi di articoli di relazioni su ‘allerta diabete’ e “cani addestrati”. Gli articoli pubblicati fino al dicembre 2014, in lingua inglese o tedesca sono stati inclusi. I diversi case report e studi osservazionali raccolti hanno dimostrato che gli animali possono intervenire con successo individuando episodi di ipoglicemia diurna e notturna in una percentuale di casi ben superiore a quella del caso. Le variazioni ipoglicemiche si accompagnavano a rapidi cambiamenti comportamentali nei cani addestrati, sufficienti a stimolare l’attenzione di eventuali presenti. La sensibilità e la specificità delle prestazioni dei cani addestrati al rilevamento dell’allarme ipoglicemico variavano dal 22 al 100% e dal 71 al 90%, rispettivamente. Inoltre, il 75-81% dei pazienti con diabete che hanno posseduto un cane addestrato ha registrato un ulteriore miglioramento della loro qualità di vita.
Sempre del mese di Ottobre è la seconda ricerca segnalata, pubblicata sulla Rivista Diabetes Therapy, realizzata negli Stati Uniti (ad Indianapolis nello Stato dell’Indiana). In questo caso sono stati utilizzati 6 cani che sono stati allenati “fiutando” per almeno 6 mesi sudore proveniente da Pazienti sia in ipoglicemia che in normoglicemia. Anche in questo caso sensibilità e specificità degli interventi canini hanno ottenuto elevate percentuali, suggerendo l’utilità nell’addestramento dei cani nel riconoscere dal sudore gli episodi di ipoglicemia nei Pazienti con Diabete Mellito di I, episodi frequentemente poco riconosciuti nei casi di malattia presente già da anni.
Concludiamo con la segnalazione che nell’ultimo numero di Focus, non una rivista scientifica bensì una rivista di Scienza, ospiti un articolo relativo alla ricerca italiana citata (“Sergente Fido a rapporto”). Da questo articolo riportiamo alcune frasi dall’intervista effettuata al dr. Lorenzo Tidu, Ufficiale Veterinario, capo della Medicina e Diagnostica Canina: “L’addestramento consiste nell’insegnare ai cani a discriminare i campioni provenienti da individui malati dagli altri, ma non sappiamo quali siano esattamente le molecole che indicano la presenza di un tumore”.
Inserito il 29 Novembre 2015 – Testo by giuliani gian carlo – Foto by AICAD Onlus – Villa Iris