Come sentiremo nel prossimo Corso sulle Cadute, in programma tra poco meno di 2 settimane, le Fratture Femorale, alla pari delle Polmoniti e di altre Patologie, si possono distinguere tra Comunitarie (nella Popolazione Generale non Ospedalizzata od Istituzionalizzata) e Nosocomiali (nella Popolazione costituita dalle sole Persone Ospedalizzate per altre patologie).  Secondo le principali Banche Dati Epidemiologiche sulle Malattie le fratture che si verificano in ambienti sanitari (per acuti e post-acuti) sono comprese tra il 4 ed il 7%. Dato certamente elevato, e la Letteratura ci segnala, a tal proposito, anche come la frequenza di una caduta (complicata o meno) sia maggiore nel corso dei primi giorni di degenza rispetto ai periodi successivi.

Il dato, invece, ancora poco noto è come la mortalità sia più elevata in coloro che subiscono una frattura dell’anca in ospedale rispetto a quelli che sostengono una frattura nella comunità. Al fine di confrontare gli esiti di frattura dell’anca sostenuta nella comunità vs gli esiti di frattura sostenuta in ospedale è stata condotta da Medici Ortopedici inglesi, una Review, recentemente pubblicata sul prestigioso British Medica Journal. Certamente tutti noi saremmo portati a giustificare tali dati con l’evidenza che in Ospedale ci siano Pazienti dotati di una comorbilità certamente più elevata rispetto alla Popolazione Generale, pur sottolineando come una frattura in ospedale venga diagnosticata, assistita e curata molto prima rispetto ad una frattura comunitaria. Ma vediamo il Protocollo seguito dagli Autori e, soprattutto, le loro conclusioni.

Utilizzando il database nazionale inglese di frattura dell’anca, sono stati identificati tutti i pazienti ammessi al Leicester Royal Infirmary con frattura dell’anca tra luglio 2009 e febbraio 2013. Sono stati estratti i dati demografici, quelli relativi alla comorbilità e della mortalità a 30 giorni ed a lungo termine. Età, sesso, il tempo di un intervento chirurgico, e la sopravvivenza sono stati confrontati, insieme ad altri parametri clinici, tra i pazienti con acquisita in ospedale e quelli con frattura dell’anca acquisita in comunità.

Durante il periodo di studio, 2987 Pazienti sono stati trattati per la frattura dell’anca; 2984 sono stati inclusi nello studio. Di questi, 261 (8,7%) avevano subito una frattura mentre in ospedale. Coloro che avevano subito la frattura in ospedale sono risultati essere più frequentemente uomini (106/261 (41%)) rispetto a quelli con una frattura acquisita in comunità (738/2723 (27%)) ed avevano un grado maggiore di rischio anestesiologico ([II o IV, 215 / 230 (93%) vs 1647/2573 (64%)]. La mortalità a trenta giorni è risultata maggiore nei pazienti con una frattura acquisita in ospedale [(48/261 (18%)), rispetto a quelli con una frattura acquisita in comunità (212/2723 (7,8%)] (p <0.001). Ed anche la mortalità a lunga distanza è risultata maggiore se la frattura era ospedaliera.

Gli Autori hanno, così, concluso che I Pazienti che sostengono fratture dell’anca in ospedale sono significativamente più malati rispetto a quelli che sostengono fratture nella comunità, risultando particolarmente esposti ad esiti sfavorevoli. Al fine di migliorare il trattamento e, soprattutto, l’esito di questi Pazienti, gli Autori sottolineano l’importanza di creare appositi Protocolli e Linee Guida per questi Pazienti.

 

Key Words:  Cadute   –   Rischio Clinico   –   Fratture

Inserito l’ 11 Febbraio 2017   –   Testo by giuliani gian carlo   –   Foto by  chirurgia-ortopedica.ch