Le alterazioni della Temperatura Cutanea sono frequentemente poco considerate dal personale sanitario nel contesto delle malattie umane, infezioni a parte, nonostante le loro accertate influenze sulla salute. Relativamente alle malattie vascolari acute l’evidenza del ruolo prognostico della temperatura cutanea era già nota da tempo. E’ di questi giorni la pubblicazione sull’ultimo numero di Lancet di una esperienza clinica relativa alla correlazione tra la temperatura cutanea registrata al momento del ricovero in poco meno di 400 Pazienti con ictus acuto e gli outcomes a distanza (mortalità compresa) dall’evento ischemico.
E’, infatti, da decenni noto come negli animali da laboratorio l’ischemia cerebrale sia aggravata dall’ipertermia e protetta dall’ipotermia e come quest’ultima rappresenti un fattore protettivo per il tessuto cerebrale, pur non essendone ancora completamente noto o condiviso il suo meccanismo.
Ritornando al paper citato, a cura di Medici Neurologi afferenti al Dipartimento di Neurologia del Bispebjerg Hospital di Copenhagen, si segnala come siano stati arruolati 390 Pazienti, ricoverati entro le prime 6 ore dall’ictus, ai quali è stata anche valutata la temperatura cutanea al momento del ricovero. Tale dato è stato successivamente correlato con alcuni outcomes tipo la gravità dell’ictus (valutata tramite la SSS – Scandinavian Stroke Scale), le dimensioni infartuali (valutate tramite TC), la mortalità e gli esiti nei sopravvissuti. Sono stati, inoltre, presi in considerazione l’età, il sesso, la presenza di infezioni, la leucocitosi, il diabete, l’ipertensione, la fibrillazione atriale, la cardiopatia ischemica, il fumo, un precedente ictus, e la comorbidità.
I risultati ottenuti hanno mostrato come la mortalità sia risultata più bassa e gli outcomes più favorevoli nei Pazienti con lieve ipotermia al momento del ricovero, al contrario di quanto evidenziato nei Pazienti con ipertermia. Tali risultati si sono confermati essere indipendenti dalla gravità dell’ictus, dalla dimensione infartuale, dalla mortalità, e dal risultato nei sopravvissuti (SSS alla dimissione). Per ogni aumento di 1 ° C della temperatura corporea il rischio relativo di esito sfavorevole (morte o punteggio SSS) aumentava di almeno 2 volte. Come già dimostrato in altri contributi, solo ulteriori studi di trattamento dell’ischemia acuta con ipotermia indotta potranno confermare che questa relazione non è casuale.
Key Words: Stroke – Ipotermia
Inserito il 19 Febbraio 2017 – Testo by giuliani gian carlo – Foto by Focus