La vitamina D (nota anche come “vitamina del sole”) viene prodotta e sintetizzata dal nostro corpo grazie al sole. Si può assumerla anche attraverso la dieta o, in determinati casi, attraverso supplementi farmacologici, ma il fabbisogno di vitamina D è assicurato per il 90% dalla quota sintetizzabile a livello cutaneo e solo in parte dall’alimentazione, attraverso grassi animali, contenuti soprattutto nei pesci grassi, nei latticini e nelle verdure verdi. Essa, se da un lato si può considerare una vera e propria vitamina, proprio perché circa il 20% del suo fabbisogno viene assunto dall’alimentazione, dall’altra, una volta trasformata nella sua forma attiva, agisce come ormone, in grado di regolare diverse funzioni del nostro organismo. L’1,25-diidrossi-vitamina D (calcitriolo) non è prodotta solo dal rene, ma anche localmente da molti tessuti. La vitamina D è costituita da un insieme di diversi pro-ormoni, costituito a sua volta da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Le due più importanti forme nelle quali la vitamina D si può trovare sono la D2 (ergocalciferolo, presente negli organismi vegetali) e la D3 (colecalciferolo, presente negli organismi animali), entrambe dall’attività biologica molto simile.

La sintesi della vitamina D3 avviene nei cheratinociti (tipi di cellule della pelle) partendo dal precursore 7-deidrocolesterolo, disponibile in grandi quantità nella cute dell’uomo e degli animali; il 7-deidrossicolesterolo viene poi convertito in provitamina D3 dall’azione della luce solare, in quantità correlata in modo esponenziale all’esposizione agli UV. Successivamente, nell’arco di tre giorni, la provitamina D3 si converte spontaneamente in colecalciferolo o vitamina D3. La vitamina D è molto lipofila, per cui sia la quota alimentare sia quella prodotta a livello della cute rimane per poco tempo in circolo e si deposita a livello di fegato e tessuto adiposo, dove viene immagazzinata per essere utilizzata al bisogno. Ciò spiega perché i livelli sierici di vitamina D sono molto ridotti (1-2 ng/ml) e non riflettono quelli di deposito.

La principale azione della vitamina D consiste nell’aumentare il trasporto attivo e l’assorbimento di calcio attraverso la mucosa intestinale agendo principalmente a livello del duodeno dove i recettori della vitamina D (vitamin D receptor – VDR) sono presenti in più alta concentrazione. In realtà, però, la vitamina D svolge tante altre funzioni nel nostro organismo, molti dei quali noti proprio da quando è stato individuato il suo recettore. Il suo ruolo principale è sicuramente quello di aiutare il calcio a fissarsi alle ossa, ma studi recenti hanno evidenziato come essa sia in grado di agire in altri distretti quali muscoli, occhi, cuore, polmoni, cervello o sulla proliferazione cellulare, in quanto il suo recettore è presente dovunque nell’organismo umano.

Proprio questa sua ubiquitarietà ed il suo ruolo sulla proliferazione e sulla differenziazione cellulare nonché sulla modulazione immunologica hanno, di fatto, aumentato enormemente il ruolo svolto da tale Vitamina come fattore di protezione per le malattie umane, nel caso di sua adeguata presenza ed assunzione, ma anche come severo fattore di rischio nel caso di sua carenza. Questo spiega, da un lato, l’enorme crescita delle ricerche mediche circa il collegamento tra carenza di Vitamina D e malattie, e dall’altro, l’aumentato numero di prescrizioni mediche circa il suo dosaggio, un tempo riservato agli anziani, soprattutto quelli a rischio di osteoporosi.

La Letteratura Medica è, a tutt’oggi, particolarmente ricca e noi stessi effettuando recentemente una revisione bibliografica su tale argomento, ne abbiamo reperito una quantità elevata, relativa soprattutto agli ultimi dieci anni.

Benefici della Vitamina D

La vitamina D ha un ruolo insostituibile nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi postmenopausale e senile. Numerosi studi hanno documentato l’efficacia della supplementazione di vitamina D sul rischio di frattura. Alla carenza di vitamina D è stato associato anche un quadro di miopatia (malattia dei muscoli) prossimale o comunque di deficit muscolare, una situazione che clinicamente si può tradurre in un aumentato rischio di caduta e quindi di frattura.

Molti altri sono i benefici procurati dalla Vitamina D. Per esempio, l’effetto sull’apparato cardiovascolare è quello di abbassare la frequenza del ritmo cardiaco; l’effetto sul sistema respiratorio è, invece, quello di diminuire le riacutizzazioni dell’asma e l’insorgere di raffreddori o epidemie influenzali. La vitamina D sembra, inoltre, influenzare la comparsa di malattie autoimmuni quali diabete di tipo 1, lo sviluppo di alcuni tumori (colon, prostata, polmoni, sistema linfatico, seno), l’insorgenza e la manifestazione di alcune patologie cutanee quali la psoriasi e la dermatite atopica.

In particolare numerosi studi hanno dimostrato come la vitamina D giochi un ruolo importante nella regolazione della crescita e differenziazione cellulare: alcune osservazioni epidemiologiche avrebbero, così, notato come le popolazioni maggiormente esposte alla carenza di vitamina D abbiano una maggiore predisposizione a sviluppare alcune neoplasie come il carcinoma del colon, prostata e mammella.

Un numero sempre maggiore di pubblicazioni rivela che la carenza di vitamina D è correlata a un aumento del rischio di patologie cardiovascolari. In particolare, è emerso da un recente studio realizzato su oltre 1700 soggetti, che gli individui con livelli di 25(OH)D inferiori a 15 ng/ml presentavano un rischio cardiovascolare (infarto del miocardio, ictus, insufficienza cardiaca) superiore rispetto a quelli con livelli medi di vitamina D superiori o uguali a 15 ng/ml. Alcuni contributi suggerirebbero, invece, come tale correlazione tra bassi valori di vitamina D e mortalità per malattie cardiovascolari non sia basata su fattori genetici ma su errati stili di vita.

A un buono stato vitaminico D si associa una riduzione della prevalenza di diabete di tipo 2 e di sindrome metabolica, così come altri studi hanno suggerito come la vitamina D svolga un ruolo importante nella prevenzione delle infezioni del tratto respiratorio, e pare che ci sia una relazione inversa tra i livelli ematici di vitamina D e le infezioni a carico dell’apparato respiratorio superiore e non solo. Nei soggetti affetti da asma e da altre manifestazioni allergiche, l’integrazione della vitamina D potrebbe non soltanto ridurre l’incidenza delle infezioni ma anche le riacutizzazioni delle malattie. La vitamina D svolge, inoltre, un’azione fondamentale anche nel mantenere l’integrità e la salute della nostra pelle e, la sua carenza è stata correlata all’insorgenza di diverse patologie cutanee quali la psoriasi, dermatite atopica e la vitiligine. Una correlazione tra carenza di Vitamina D e Dolore Cronico sarebbe, inoltre, stata sottolineata da più evidenze.

Ma l’ambito ove si concentra maggiormente l’attenzione in questi anni è quello delle malattie degenerative, specie quelle neurologiche, stante l’elevato numero di funzioni svolte da tale vitamina a livello cerebrale, regolando funzioni cognitive e comportamentali. Correlazioni tra carenza di Vitamina D e presenza di malattia sono state riconosciute per Deterioramento Cognitivo e Demenze, Morbo di Parkinson, Sclerosi Multipla ma anche la Sclerosi Laterale Amiotrofica, senza dimenticare malattie psichiatriche tipo la depressione dell’umore.

Fabbisogno di vitamina D

I livelli ematici e di deposito di vitamina D possono essere influenzati da vari fattori; il genere (le donne sviluppano ipovitaminosi D più facilmente degli uomini), la ridotta esposizione alla luce solare, la latitudine e le variazioni stagionali, l’aumentata pigmentazione cutanea (gli Afro-Americani hanno maggior rischio di ipovitaminosi dei Caucasici), la dieta e l’obesità (deposito di vitamina D nel tessuto adiposo) e la ridotta funzionalità renale. Tutti questi fattori di rischio sono più frequenti con l’aumentare dell’età; di conseguenza, l’ipovitaminosi D è una condizione tipica del soggetto anziano. Inoltre, il fenomeno biologico dell’invecchiamento predispone a questo deficit per la progressiva riduzione della capacità di sintesi di vitamina D da esposizione ai raggi UVB e per l’aumentare della resistenza degli organi bersaglio all’azione della vitamina D, probabilmente da riduzione dei recettori della vitamina D (VDR) intestinali o da alterazioni post-recettoriali.

Il fabbisogno di vitamina D varia a seconda dell’età del soggetto e di alcune condizioni morbose. Sicuramente i soggetti a maggior rischio di carenza sono gli anziani, che a parità di esposizione solare producono il 30% in meno di D3, le persone che per patologia devono evitare l’esposizione ai raggi del sole, persone con pelle scura, persone affette da malattie che impediscono l’assorbimento della vitamina.

Nel corso degli ultimi anni si è assistito a un progressivo incremento dei livelli raccomandati di vitamina D. All’inizio del 2000 si consigliavano i seguenti apporti quotidiani minimi di vitamina D: 200 UI dal secondo mese di vita fino all’adolescenza; 400 UI in età adulta; 600 UI sopra i 70 anni. Attualmente negli anziani si raccomandano 800-1000 e più UI/die di vitamina D (anche 1300-1600). In condizioni di cronica o forzata scarsa esposizione solare, di età molto avanzata, di osteoporosi, di precarie condizioni nutrizionali o malassorbimenti intestinali e in caso di assunzione di farmaci quali anticonvulsivanti e glucocorticoidi possono essere necessarie quantità ancora maggiori di vitamina D.

Per mantenere livelli sufficienti di vitamina D è necessario seguire le “buone regole” per la giusta produzione o, per chi non ha tempo o ne è impossibilitato, assumere supplementi farmacologici su consiglio del proprio medico, supplementi che devono essere usati in maniera responsabile ed è consigliabile un controllo dei livelli di 25(OH)D anche nei trattamenti farmacologici.

In generale, per una corretta produzione di vitamina D bisognerebbe esporsi per 15-20 minuti al giorno, per 4 giorni alla settimana, scoprendo braccia, viso e gambe; sicuramente, soggetti che vivono in paesi ove ci sono un numero maggiore di ore di sole hanno un rischio inferiore di ipovitaminosi. Malgrado ciò, molteplici studi hanno dhttps://www.dionidream.com/sintomi-carenza-vitamina-d/imostrato che la maggiore incidenza di ipovitaminosi D si verifica nei paesi Mediterranei quali Italia, Grecia e Spagna. Infatti, nonostante la latitudine del nostro Paese, è stato riportato che la popolazione italiana è tra quelle con più bassi livelli sierici di vitamina D in Europa.

In conclusione,

numerose correlazioni tra carenza di Vitamina D e malattie umane sono state evidenziate o, quanto meno, sospettate. Come segnalato in precedenza, si tratta di conoscenze relativamente nuove ed in piena fase di sviluppo, elaborazione ed interpretazione. Certamente la Vitamina D svolge un ruolo importante per la nostra salute, non solo limitato a quella delle nostra ossa.

 

Key Words: Vitamina D

Inserito il 04 Marzo 2017   –   Testo by giuliani gian carlo   –   Foto by dionidream.com