Le correlazioni tra Stato Economico, Sociale e Relazionale da un lato e Malattie Umane dall’altro sono da sempre fonte di interesse non solo sanitario ma anche sociale ed il riconoscimento di un loro potere predittivo, anche se non permetterebbe una sicura ed immediata correzione dei Fattori di Rischio, sicuramente potrebbe far cogliere tendenze e modificazioni di tipo epidemiologico che dovrebbero essere conosciute al fine di una più appropriata programmazione sociale e sanitaria.

Ultimamente anche lo Stato di Famiglia, o meglio quello Civile ha interessato i Ricercatori, favorendo così alcune osservazioni e conclusioni dotate non solo di semplice curiosità. In particolare, ad oggi, è noto come:

L’attuale diffusa esplosione della Demenza Senile, tanto da farne un reale ed urgente problema di Salute Pubblica, nonché la possibile lunga durata dei suoi sintomi, accompagnata dalla scarsità di risorse farmacologiche utilizzabili in tale patologia, ha fatto sì che tutta la ricerca si indirizzasse sulla ricerca di possibili Fattori di Rischio e/o Comportamenti favorenti (o protettivi). Sono così comparsi sempre più pubblicazioni relative anche allo Stato Civile.

La segnalazione di oggi è relativa proprio ad un ampio studio epidemiologico sulla correlazione tra stato maritale e sviluppo di demenza partendo, gli Autori, dalle ipotesi che le persone sposate abbiano un rischio minore di sviluppare demenza rispetto alle persone non sposate e che le persone sposate in precedenza siano a rischio minore rispetto a quelle che sono state single per tutta la vita. Sono stati così valutati gli studi già pubblicati che avevano esaminato l’effetto dello stato civile (coniugato/convivente, vedovo, divorziato/separato e single permanente) sull’incidenza della demenza e la misura in cui questo rischio veniva modificato da fattori sociodemografici. Sono stati così arruolati, retrospettivamente, circa 800.000 Persone abitanti in tutto il Mondo, tranne l’Africa.

Quali i risultati? lo studio citato ha evidenziato come  le persone che sono single da numerosi anni abbiano un rischio maggiore del 42% e come le vedove abbiano un rischio maggiore del 20% di sviluppare demenza rispetto a quelle sposate (questo in studi corretti per età e sesso). Non sono, invece, state trovate prove che il rischio di demenza nei divorziati differisca da quello delle persone sposate. Il rischio ridotto nelle persone sposate persisteva  anche nelle analisi di sensibilità, indicando la robustezza dei risultati. L’esito dello studio influirebbe, quindi,  sulle stime del rischio di demenza. Un più alto rischio relativo di demenza per persone single e vedove per tutta la vita è stato riscontrato in studi che hanno diagnosticato la demenza in seguito a un esame clinico di tutti i partecipanti rispetto a quelli che hanno accertato lo stato diagnostico dai dati raccolti di routine; e un minor rischio è stato riscontrato per le persone vedove negli studi di coorte rispetto agli studi caso-controllo o cross-section. Alcuni indizi indicano che il rischio elevato di persone permanentemente single sia diminuito nel tempo. E’ stato, inoltre, valutato come gran parte dell’aumento del rischio nelle persone vedove si sia ridotta dopo la correzione per l’istruzioneIl lutto o il divorzio nelle persone sposate parrebbe, inoltre, favorire lo sviluppo della demenza attraverso lo stress, che è patogeno ed associato ad un aumentato rischio di demenza.

I risultati ottenuti possono, secondo gli Autori  essere spiegati in uno o più modi, in particolare:

  • Il fatto di essere sposati può modificare l’esposizione delle persone ad altri fattori di protezione e/o di rischio durante tutta la loro vita futura: questo è supportato dalla identificazione di fattori che influenzano questo rischio e da prove che mostrano che le persone sposate hanno maggiori probabilità di avere uno stile di vita sano.  Il rischio aumentato per le persone singole per tutta la vita in studi è probabilmente dovuto a un diverso impegno sociale nelle persone sposate e single, che può contribuire alla costruzione di riserve cognitive e alla riduzione del rischio della durata di demenzaL’entità dell’effetto dello stato civile sulla demenza è superiore al rischio di mortalità tra le persone non sposate rispetto alle persone sposate, a sostegno dell’idea che l’effetto del matrimonio sul rischio di demenza è più che il semplice miglioramento della salute fisica e che potrebbe rappresentare un beneficio cognitivo diretto dell’essere sposati.
  • In secondo luogo, la fine del matrimonio attraverso il lutto potrebbe agire direttamente per aumentare il rischio di demenza, attraverso l’effetto dannoso dello stress sui neuroni ippocampali e questa teoria potrebbe spiegare l’aumento del rischio di demenza tra le persone vedove, ma non tra quelle divorziate, poiché gli studi hanno evidenziato come la vedovanza fosse più stressante del divorzio.
  • In terzo luogo, lo sviluppo della demenza potrebbe essere correlato ad altri tratti cognitivi o di personalità sottostanti, il che significa che nelle società in cui il matrimonio è la  norma sociale, persone con difficoltà nella flessibilità del pensiero o della comunicazione e conseguenti capacità cognitive minori possano avere minori probabilità o possibilità di sposarsi.

Le scoperte di questa pubblicazione, provenienti da vaste popolazioni, in numerosi paesi e periodi di tempo sono la prova più forte che le persone sposate hanno meno probabilità di sviluppare la demenza.

________________________________________________________________________________

Post n° 204 inserito il 01 Dicembre 2017  –  Testo by giuliani gian carlo  –  Foto by pexels.com

(Legenda: Testo  –  Collegamenti-Link  –  Testo rilevante senza collegamenti)

Presentazione del Blog di Formazione-Sanitaria.

________________________________________________________________________________