Come segnalato da alcune ricerche anche recenti il bilinguismo (inteso come la capacità di potersi esprimere in due lingue differenti) è stato spesso associato ad un invecchiamento cognitivo più lento e ad una comparsa più tardiva di demenza. Questo nonostante vi siano numerose variabili (differenze di età del bilinguismo) ed altre considerazioni cliniche di non facile risoluzione. Un interessante studio effettuato su circa 900 Soggetti, valutati la prima volta ad 11 anni nel 1947 e rivalutati alcuni anni fa, ha suggerito un effetto positivo del bilinguismo sulle capacità cognitive in età avanzata, anche in coloro che avevano acquisito la loro seconda lingua in età adulta.
L’influenza del bilinguismo sugli outcome cognitivi del post-ictus in assenza di demenza, è stata, invece, solo recentemente studiata da Alladi e coll., che hanno valutato 608 pazienti con ictus ischemico. I risultati ottenuti suggeriscono che il bilinguismo porta ad un migliore esito cognitivo nel post-ictus, migliorando probabilmente la riserva cognitiva. Non ci sono state, invece, differenze nella frequenza di afasia (monolingui 11,8% contro il 10,5% bilingui).
Interessanti i risultati di questo studio. Logico, a questo punto, chiedersi l’influenza del bilinguismo in Italia e sui “nuovi Italiani”.
Inserito il 21 Novembre 2015 – Testo by giuliani gian carlo – Foto by Harrieta171 GNU Free Documentation License