Tutti i Trial mondiali hanno da sempre focalizzato l’attenzione, relativamente ai fattori di rischio per la mortalità generale non trasmissibile, su quelli metabolici (diabete, ipercolesterolemia, obesità, sindrome metabolica ecc.) e su quelli di tipo voluttuario (consumo di alcool, sedentarietà, fumo di sigaretta ecc.). E’ del 2013, infatti, il Progetto 25×25 definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità finalizzato alla riduzione della mortalità del 25% entro il 2025 per malattie non trasmissibili (neoplasie, diabete, malattie croniche cardiovascolari e respiratorie) e fondato sul controllo di 7 Fattori di Rischio (consumo di alcool, sedentarietà, fumo, ipertensione, assunzione di sale, diabete e obesità).

Alla pari uno Studio concluso nel 2010 [Global Burden of Disease (GBD) Collaboration] ha valutato ben 67 Fattori di rischio in 21 differenti Stati, al fine di monitorare i cambiamenti di salute a livello globale.

Nessuno però dei vari Trials eseguiti negli anni si è interessato a valutare il peso dei rischi socio-economici, da sempre considerati influenti ma mai monitorati e quantificati. Da qui la novità del paper che segnaliamo oggi, pubblicato sulla prestigiosa Rivista Medica Lancet e relativo proprio alla valutazione dei fattori di rischio socio-economico sulla mortalità all’interno di una copiosa Popolazione di oltre 1 milione e 700.000 Pazienti arruolati (tramite Studi di Coorte e Meta-analisi) in quasi tutta Europa, Italia compresa.

In tale studio, finanziato dalla Commissione Europea e da altri Enti Nazionali, è stato considerato come fattore di rischio per mortalità prematura anche il livello socio-economico sulla base dell’ultimo impiego lavorativo, monitorato nei Pazienti per almeno 13 anni.

Queste le conclusioni della ricerca:

  • Il fattore socio-economico basso rappresenta un indicatore di riduzione nell’aspettativa e nella durata di vita
  • Tale fattore socioeconomico espone le persone a differenti circostanze e comportamenti potenzialmente dannosi non riconducibili ai soli danni da fumo ed alcool
  • Bassi livelli economici e povertà hanno dimostrato di poter accorciare la vita di almeno 2 anni ed 1 mese, mentre il fumo ed il diabete la accorciano anche di 4 anni, contrariamente all’alcool (5 mesi), obesità (7 mesi) ed ipertensione (1 anno e 6 mesi)
  • Altre strategie preventive sono necessarie per ridurre la mortalità prematura, dovendo essere incluse politiche di tipo sociali e collegate anche al mondo del lavoro.

 

Key words: Fattori di Rischio

Inserito il 02 Febbraio 2017   –   Testo by giuliani gian carlo   –   Foto by Wikipedia (libero dominio)