La Procalcitonina è uno degli esami di laboratorio maggiormente oggetto di recenti contributi scientifici. Sostanza di natura proteica, la procalcitonina viene prodotta principalmente a livello delle Cellule C della Tiroide (ma anche da alcune cellule del tessuto neuroendocrino di polmone ed intestino), derivando dalla proteolisi delle pre-procalcitonina, suo precursore. A sua volta la procalcitonina viene trasformata successivamente in calcitonina, il noto ormone regolatore del metabolismo del calcio. In situazioni fisiologiche il dosaggio di procalcitonina risulta basso, aumentando significativamente in caso di infezioni e stati settici, trovando in questo caso un’origine extra-tiroidea. Il suo utilizzo in ambito clinico-diagnostico è relativo alla sua capacità di individuare se un quadro infettivo sia generato da una infezione batterica o meno. Attualmente alcuni Autori, nonché vari Protocolli Aziendali, segnalano la sua utilità anche per stabilire la durata della terapia antibiotica, proprio basata sull’evoluzione dei suoi valori laboratoristici.
Numerosi, come detto, i lavori ed i protocolli, clinici e di ricerca, finora pubblicati e ricordiamo come questo blog abbia in più occasioni segnalato letteratura di utilità a tal proposito.
La segnalazione odierna è relativa ad una casistica clinica pubblicata sul numero di Luglio 2017 della Rivista Clinical Infectious Diseases della Oxford Academic. In tale Report sono stati arruolati 645 Pazienti con Polmonite della quale era stata individuata l’origine: in particolare 169 erano batteriche, 67 erano batteriche atipiche mentre 409 erano risultate solo virali. I Valori medi di Procalcitonina sono risultati essere significativamente più bassi nelle infezioni virali (0,09 ng/mL) rispetto alle batteriche atipiche (0,20 ng/ml) e, soprattutto, a quelle batteriche (2,5 ng/mL). Elevata la sensibilità ma minore la specificità: nessuna soglia di procalcitonina è risultata perfettamente discriminante tra patogeni virali e batterici, ma una procalcitonina elevata è risultata fortemente correlata con una maggiore probabilità di patogeni batterici, in particolare batteri tipici. Questa, in conclusione, le opinioni e le evidenze medie della Letteratura, che individuano nella procalcitonina un ottimo marker infiammatorio, le cui caratteristiche ed i cui limiti devono ancora essere meglio definiti, al fine di incrementare la sua appropriatezza.
Sempre sullo stesso numero della Rivista è riportato un Editoriale che, tradotto in italiano, riportiamo almeno in parte: “La polmonite acquisita dalla comunità (CAP) rimane una causa importante della morbilità e della mortalità in tutto il mondo. Le linee guida per la gestione della PAC suggeriscono la terapia empirica antibatterica che mira ai più probabili patogeni batterici; Tuttavia, grandi studi che usano estesi test microbiologici suggeriscono che la CAP è spesso causata da infezione da soli virus. Di conseguenza, la fornitura di terapia antibatterica empirica per tutti i pazienti con CAP può mettere a soggetto senza infezione batterica il rischio di effetti avversi senza un chiaro vantaggio. Nel contesto più ampio di infezioni respiratorie acute (tra cui tracheobronchite, infezioni del tratto respiratorio superiore e sinusite), l’onere dell’infezione batterica è probabilmente più basso. Nonostante la mancanza di prove che dimostrano un vantaggio chiaro, le infezioni acute delle vie respiratorie (ARI) rimangono l’indicazione più comune per le prescrizioni antibatteriche ambulatoriali e un importante contributore all’epidemia della resistenza agli antibatteri. La diagnosi è urgente per identificare rapidamente e con precisione quei pazienti più o meno probabili beneficiare della terapia antibatterica. Fondamentalmente, i segni e i sintomi degli ARI si manifestano sia dall’effetto diretto del patogeno invadente o dalla risposta dell’ospite a quel patogeno. Per decenni, la maggior parte dei test clinici diagnostici disponibili per ARI si basava sull’identificazione degli agenti patogeni. Miglioramenti nei metodi di coltura e l’esplosione di test rapidi e altamente specifici migliorarono significativamente il rilevamento degli agenti patogeni, in particolare dei virus. Nonostante questi progressi, un agente patogeno è stato identificato in meno del 40% dei pazienti con CAP iscritti in studi di alta qualità che hanno utilizzato un avanzato pannello di prove microbiologiche. Le percentuali di rilevazione di patogeni sono ancora più basse nella pratica clinica standard. Oltre a una sensibilità limitata, la diagnostica basata sul rilevamento di patogeni può anche essere limitata da un tempo prolungato da conseguire, dai rischi e dalle difficoltà di ottenere campioni clinici adeguati e dall’incapacità di distinguere la colonizzazione dall’infezione. Guardando alla risposta dell’ospite all’infezione, è possibile affrontare alcune di queste limitazioni. Le misure rudimentali della risposta dell’ospite come la temperatura, il numero totale di globuli bianchi e la proteina C-reattiva sono comuni e prontamente disponibili. Tuttavia queste misure non hanno la capacità di distinguere accuratamente le cause batteriche e virali dell’ARI. La Procalcitonin (PCT) può fornire informazioni aggiuntive sulla base della premessa che i livelli siano più elevati nei casi di infezione batterica e inferiori nell’infezione virale. Una valutazione adeguata della capacità di PCT di distinguere in modo affidabile le infezioni batteriche e virali è stata finora limitata da test microbiologici incoerenti o incompleti. Nonostante questa incertezza, un certo numero di studi clinici hanno dimostrato che gli algoritmi guidati da PCT per ARI riducono l’esposizione antibatterica senza aumentare i tassi di progressione della malattia o fallimento del trattamento. In particolare, la prevalenza delle infezioni virali è così alta che quasi tutti gli algoritmi che utilizzano quasi qualsiasi prova diagnostica, non importa quanto poveri, potrebbero ridurre l’esposizione antibatterica senza aumentare significativamente i tassi di fallimento del trattamento. Tuttavia, anche in una popolazione più malata (> 90% ricoverati in ospedale,> 68% con CAP) dove la prevalenza di infezione batterica è probabilmente elevata, un algoritmo guidato da PCT riduce ulteriormente l’esposizione antibatterica. Questi e altri studi clinici hanno servito come base per la recente approvazione degli Stati Uniti Food and Drug Administration del test VIDAS BRAHMS PCT per aiutare i medici a prendere decisioni antibiotiche per la gestione di reparti di emergenza e pazienti ospedalizzati con infezioni delle vie respiratorie inferiori. Lo studio attuale di Sé e dei colleghi tenta di conciliare queste due prospettive, ospitanti e patogeni.”
Key Words: Procalcitonina – Infezioni
Inserito il 30 Luglio 2017 – Testo by giuliani gian carlo – Foto by poliambulatoriovillairis.it