La Vulnologia è il ramo tra quelli più recenti della Medicina che ha presentato negli anni il maggiore sviluppo, riuscendo a coinvolgere professionisti sanitari dalle più svariate competenze. Questo a conferma di come la cura e la prevenzione delle lesioni cutanee (croniche) riguardino tutti coloro che ruotano attorno al Paziente.
Anche la Medicina, come ogni Scienza od Arte che si rispetti ha una sua Storia ed un passato con cui spesso confrontarsi e dalla quale trarre insegnamenti e/o spunti di riflessione. Poichè la Storia dell’Umanità è anche, e soprattutto, Storia delle Religioni, ecco che quando, come Operatori Sanitari guardiamo alle nostre spalle, ci troviamo spesso a che fare con tradizioni, cure ed interpretazioni religiose. Ma anche con Santi Protettori, ricordando come ad ognuno di questi sia stata attribuita, nei secoli, la protezione di malati affetti da una o più malattie.
Uno dei Santi meno conosciuti è tal San Pellegrino Laziosi di Forlì, considerato Protettore, oltre che dei Malati di Tumore, AIDS e malattie croniche, anche delle ulcere e delle ferite croniche. Paziente, oltre che Santo Protettore, in quanto anch’egli affetto da ulcere varicose che condussero a gangrena l’arto inferiore destro: la tradizione vuole che il Pellegrino venne salvato da una drammatica amputazione da un miracolo che lo guarì dalle ulcere infette e che divenne Santo poichè riuscì a ripetere tale miracolo a favore di altre persone malate.
Ma leggiamo, da Wikipedia, brani della Storia di questo Santo: “Pellegrino Laziosi, conosciuto anche come Pellegrino da Forlì (Forlì 1265 – 1° maggio 1345), è stato un religioso italiano, venerato come Santo dalla Chiesa Cattolica. È considerato il santo più famoso e venerato dell’Ordine dei Serviti. Figlio di Berengario Laziosi e Flora Aspini, nato in una famiglia ghibellina avversaria della Chiesa, partecipò alle lotte politiche contro i guelfi locali. Nel 1284 il pontefice Martino IV inviò nelle terre di Romagna il Superiore generale dell’Ordine dei Servi di Maria, Filippo Benizi, che predicava nelle piazze per convincere i cittadini a obbedire al Papa, ma venne espulso da Forlì. Il ventenne Pellegrino, tra i capi delle fazioni in lotta, lo dileggiò ma poi si pentì e, raggiunto il Superiore generale fuori città, a Ronco, si gettò ai suoi piedi per chiedergli umilmente perdono. Si convertì e dieci anni dopo, circa trentenne, pregando sempre più la beata Vergine perché gli mostrasse la via della salvezza, entrò in quello stesso ordine. Dopo il noviziato e la professione a Siena, fu inviato nel convento di Forlì. Quando aveva circa sessant’anni, fu afflitto da vene varicose che gli procurarono gangrena alla gamba destra. Il medico del convento, Paolo Salaghi, e i suoi confratelli decisero per l’amputazione. Ma la notte prima dell’operazione, trascinandosi verso il crocifisso, il monaco guarì miracolosamente. Si sparse la voce in città e il religioso acquisì fama di santità. Fu venerato già in vita anche come protettore dalle malattie croniche e dai tumori. Morì ottantenne il 1º maggio 1345 consunto dalla febbre; il suo corpo riposa presso la chiesa dei Servi di Maria a Forlì“.
La tradizione vuole che le sue vene varicose si formarono a seguito di una grave insufficienza venosa che il Santo si procurò sottoponendosi ad una auto-punizione consistente nel divieto di sedersi allorquando fuori dal letto. Sempre la tradizione vuole che molti Pazienti celebri furono da lui “miracolati”, tra cui Santa Veronica Giuliani.
Ritornando alla vulnologia, riportiamo l’abstract di un contributo pubblicato sulla Rivista Acta Vulnologica e dedicato proprio alla figura del Santo: La vita e l’iconografia di S. Pellegrino Laziosi, patrono dei piagati, ci invitano a riflettere sul nostro modo di porci nei confronti dei pazienti ulcerati. Gli orientamenti della medicina moderna, oggi più seguiti, ci parlano della necessità di avere un approccio olistico alla persona: la dimensione spirituale merita perciò di essere riconsiderata con pari dignità di quella psicologica. La malattia, ed in particolar modo il sintomo «ulcera cutanea», impone al paziente di trovare un senso che lo guidi e lo sostenga. Tutto quello che dobbiamo fare per i nostri assistiti è offrire un’assistenza che tenga conto anche di aspetti attualmente poco studiati dalla medicina, ma non per questo meno veri.
Curiosità: La maggior parte dei Torinesi conosce la Chiesa di San Pellegrino, sita nel popoloso e storico Quartiere di San Paolo, in Corso Racconigi, nel bel mezzo di un vivace e famoso Mercato. Pochi però, conoscono che tale San Pellegrino sia proprio San Pellegrino Laziosi, Protettore dei piagati. La Chiesa Cattolica festeggia tale Santo il 1° Maggio.
Inserito il 02 Novembre 2017 – Testo by giuliani gian carlo – Foto by giuliani gian carlo