Sul caffè abbiamo speso già molti contributi su questo Blog (e non solo). Ma sicuramente la lettura di un recente paper pubblicato su Aging, importante rivista scientifica geriatrica ha, ancor più, rafforzato la personale convinzione di estrema utilità del caffè, in buona parte basata su dati scientifici ed in parte, lo confesso, per via di una mia imperdibile abitudine.
Sappiamo come nel Mondo moltissimi ne siano consumatori abituali, una buona parte di questi in età avanzata. Recentemente, però, il caffè è stato riconosciuto come una efficace bevanda per un sano invecchiamento, specie nei confronti delle malattie cardiovascolari e dello stesso iniziale deterioramento cognitivo. Alla pari i consumatori di caffè presentano una riduzione dei tassi di mortalità indipendentemente dalla patologia di base, malattie cardiache e malattie cerebrovascolari in particolare. Il ruolo “protettivo” del caffè è sicuramente legato alla sua composizione, contenendo caffeina e molti tipi di polifenoli, sostanze dotate chimicamente di azioni anti-aging, compresa (studiato però nei soli topi) la riduzione dell’accumulo dei grassi assunti con la dieta.
Il paper segnalato è un Editoriale che riassume i risultati di alcune ricerche di alcuni Autori Giapponesi pubblicate su Nutrition. In particolare questi si riferiscono agli effetti del caffè e del caffè decaffeinato su topi invecchiati. Il regolare consumo del caffè ha aumentato l’attività notturna dei topi invecchiati, inclusi l’assunzione di cibo, il consumo di acqua e l’attività locomotoria, senza interrompere il ritmo circadiano. Non sono stati osservati cambiamenti di peso dei tessuti, del fegato o del tessuto adiposo tra tutti i gruppi durante il periodo sperimentale. Tuttavia, è stato riscontrato che il consumo regolare del caffè aumentava la spesa energetica stimata dall’escrezione di CO2 e dal rapporto di respirazione. Inoltre sia il consumo regolare di caffè regolare che di caffè decaffeinato sono stati coinvolti nella riduzione dei livelli di acidi grassi liberi nel plasma dei topi invecchiati. Contemporaneamente, l’assunzione di caffè regolari e decaffeinati aumentava i livelli di ATP nel fegato dei topi invecchiati. Le analisi proteiche hanno rivelato che il caffè decaffeinato aveva aumentato i livelli proteici del recettore perossigenico proliferatore-attivato (PPAR) α, che è coinvolto nell’ossidazione dei lipidi β, rispetto ai topi di controllo. Questo studio ha, inoltre, evidenziato numerose altre alterazioni biochimiche, suggerendo che sia il consumo di caffè regolarmente che quello decaffeinato abbiano effetti sulle malattie legate all’invecchiamento e all’età come il cancro.
Questo studio, il cui enorme difetto è quello di segnalare dati riscontrati sui topi, ha fornito diverse nuove indicazioni circa il consumo di caffè sulle persone anziane, finalizzate alla salute ed all’anti-aging.
Inserito il 03 Ottobre 2017 – Testo by giuliani gian carlo – Foto by giuliani gian carlo. (Expo-2015)