La Medicina di Genere rappresenta un nuovo approccio medico alla cura delle Persone, il cui obiettivo è comprendere i meccanismi attraverso i quali le differenze legate al genere agiscono sullo stato di salute e sull’insorgenza ed il decorso di molte malattie nonché sugli outcomes (risultati raggiunti) delle terapie (Ministero Salute). In tal modo conoscendo le differenti espressioni epidemiologiche, di sintomi, di prognosi e di risposta ai farmaci a seconda del sesso e/o del gender, è possibile ottenere quell’appropriatezza diagnostica e terapeutica e quella personalizzazione dei trattamenti che permettono di definire le migliori strategie preventive, diagnostiche, di cura e di riabilitazione per ogni singolo Paziente.

La Medicina è stata storicamente una Medicina androcentrica, focalizzata sulle malattie dei Pazienti di sesso maschile ed anche i vari studi epidemiologici presenti nella Letteratura Scientifica hanno spesso escluso le Pazienti di sesso femminile dall’arruolamento nei casi clinici. Fino agli anni Novanta la Medicina di Genere era esclusivamente intesa come differenza legata agli aspetti (anatomici, fisiologici e patologici) di tipo riproduttivo, venendo spesso ad essere identificata come una Medicina che si interessava di quelle malattie che potevano colpire solo il sesso femminile. Dagli anni Novanta, invece, le differenze di genere non hanno solo più riguardato l’assetto ormonale, bensì tutti quegli ulteriori elementi (culturali, psicologici, ambientali, educativi, socioeconomici, biologici ecc.) che caratterizzano i vari sessi. A contribuire alle differenze di genere partecipano, infatti, anche gli stili di vita quali il fumo, il consumo di alcool, l’attività fisica, il peso ed altro ancora.

E’ cosa probabilmente nota a molti come, ad esempio, nel caso delle malattie cardiovascolari, che hanno sempre spaventato più gli uomini che le donne, l’infarto cardiaco provochi una maggiore mortalità ad un anno nelle donne e come lo stesso avvenga anche nel caso dell’ictus. Le lesioni aterosclerotiche delle arterie si formano in epoche differenti tra i 2 sessi: nei maschi la loro comparsa è precoce e già in epoca giovanile, epoca durante la quale le donne sono invece protette dall’azione degli estrogeni (ormoni femminili), che ritardano la comparsa delle placche proteggendo le arterie. Giunte, però, alla menopausa, le donne vedono svanire tutte le protezioni, risultando non solo particolarmente più a rischio degli uomini ma anche meno sensibili nel differenziare i sintomi dolorosi cardio-vascolari. Differenze tra i sessi (ed i gender) nella presentazione, nella sintomatologia, nella prognosi e nella risposta alle terapie sono evidenti nella quasi totalità delle malattie, ma anche di molti sintomi.

Ad esempio nel Dolore Cronico, intendendo con tale termine una sintomatologia dolorosa che duri o oltre 3 mesi o, quantomeno, oltre una logica durata sulla base delle differenti cause. Il dolore cronico è, oltre che un sintomo, una vera e propria “nuova malattia”, che colpisce, ad esempio, tra i 45 ed i 50 milioni di Americani e che si aggiunge a quella in grado di provocare tale dolore.

A tutt’oggi sappiamo come agli uomini serva il 60% in più di morfina delle donne per ottenere lo stesso risultato lenitivo, questo nonostante sia noto come il sesso femminile avverta maggiormente il dolore: tale paradosso dovrebbe essere spiegato con le differenti sensibilità ai farmaci antidolorifici e/o ad un loro differente metabolismo nei singoli sessi.

Ma le differenze di Genere nel dolore non si fermano qui. Infatti le donne presentano:

  • un’incidenza maggiore del dolore e, soprattutto, del dolore cronico
  • una soglia più bassa del dolore (cioè avvertono anche gli stimoli minori)
  • una minore tolleranza al dolore
  • livelli di dolore maggiore
  • episodi di dolore più intensi e di maggiore intensità e durata
  • una maggiore capacità discriminativa del dolore
  • maggiore capacità descrittiva del dolore
  • una risposta maggiore alle terapie antidolorifiche
  • una maggiore empatia nei confronti delle persone anch’esse sofferenti
  • tassi maggiori di emicranie, cefalee muscolo-tensive e fibromialgie e minori di cefalee a grappolo

L’approccio alla Medicina di Genere ha, tra le altre cose, anche permesso di valutare come la trasmissione del dolore a livello cerebrale sia, con elevata probabilità, trasmessa attraverso cellule differente: l’evidenza di come siano coinvolte in tale attività alcune cellule immunitarie della “microglia” è stata recentemente riconosciuta valida solo per il sesso maschile, prospettando nuovi campi di ricerca verso farmaci analgesici destinati alle donne.

In conclusione segnaliamo una nostra casistica, relativa a 300 Pazienti che hanno usufruito non di una terapia farmacologica bensì di una Terapia Fisica (TENS) per dolori osteo-articolari, casistica che ha stimolato ulteriori elementi di valutazione. In questo caso il beneficio finale era maggiore nel sesso femminile, sesso che percepiva prima il miglioramento e vedeva anche ridursi significativamente la durata in ore giornaliere di dolore. L’esperienza del dolore permetteva alla popolazione in generale, ma in realtà prevalentemente alle femmine, di poter dichiarare di sentirsi “più capace di saper reagire al dolore”, pur presentando minori capacità generali di reazione.

 

Key Words:  Medicina di Genere   –   Dolore

Inserito il 04 Febbraio 2017   –   Testo by giuliani gian carlo –   Foto by Wikipedia